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Arbitro assicurativo Rc auto: Mannacio di Assoutenti dice no

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Uno schema di decreto del ministero dello Sviluppo economico vuole introdurre l’arbitro assicurativo Rc auto. Quindi, prendi l’automobilista danneggiato; poi la compagnia. Che offre un risarcimento inferiore alle attese del cliente. Arriva l’arbitro che decide il da farsi: chi ha ragione, quanti soldi spettano. Arbitro composto da un collegio. Che funzionerebbe in mille settori assicurativi.

Una risoluzione stragiudiziale delle controversie: fuori dai tribunali, lontani dai giudici, a costo zero. Sulla carta, per meglio tutelare gli utenti. In teoria, l’arbitro assicurativo Rc auto è terzo e imparziale anche per altre contese in tema di Codice delle assicurazioni.

Ma davvero sarebbe così se questo soggetto nascesse? Per fortuna, a mettere tutti in guardia, c’è Stefano Mannacio: responsabile Rc auto di Assoutenti, e leader del consumerismo, uomo fra i “nemici” più terribili e temuti dalle compagnie. Sempre in difesa dei diritti degli automobilisti.

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Tre allarmi Rc auto di Assoutenti

Primo. Per Mannacio, l’Ivass (Istituto di vigilanza sulle compagnie) definisce i requisiti di idoneità del collegio. Ossia dell’arbitro. Problema: manca ogni indicazione delle concrete modalità e delle procedure con i quali saranno scelti gli arbitri. Manca l’indicazione di come tale nomina avverrà. Con bando di concorso? Con chiamata diretta? Ci sarà una commissione che provvederà alla selezione dei candidati?

Secondo. Occhio alle incompatibilità. Se Tizio lavora per una compagnia, non può essere dentro l’arbitro. Per Mannacio, le indicazioni delle incompatibilità sono generiche e non appaiono concretamente verificabili. Manca l’estensione alla incompatibilità (come previsto per i giudici onorari) a coloro che prestino attività professionale a favore di banche e assicurazioni, dei parenti e affini o dei soci o dei collaboratori.

Terzo. Le controversie in tema di Rc auto sono riferibili a diverse valutazioni in ambito di responsabilità o quantificazione del danno: non possono essere definite che mediante ausilio di testimoni o periti e dunque non è possibile devolvere alla competenza dell’arbitro, attacca Mannacio.

Ma alla fine cosa vuole Mannacio? Chiede la sospensione dell’attuazione della norma con la conseguente convocazione di un tavolo composto da giuristi, magistrati, consumatori per una migliore definizione dei criteri del collegio giudicante, delle competenze e del valore delle pronunce.

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