Senza voler mancare loro di rispetto, se il mondo si è accorto delle auto cinesi nel recente periodo il principale motivo risiede nella loro economicità. Trovare prezzi di listino tanto accessibili risulta quasi impossibile tra i marchi storici. Così, almeno, ci hanno portato a credere. Uno studio appena pubblicato dipinge, infatti, una realtà ben differente. Una società di consulenza specializzata sottolinea come il gap sia meno marcato delle apparenze.
Auto cinesi, un vero affare? Dopo questo studio non faranno più tanto gola
Qualora venga raffrontato il modello con la controparte a zero emissioni, una vettura elettrica costa circa 11 mila euro in più. Harald Proff, tra gli autori dello studio, spiega la necessità di attenuare la distanza. In caso contrario, sarà difficile promuovere le bev. Il vero interrogativo è però il seguente: se la batteria è il componente più oneroso, e la Cina rappresenta la numero uno nel campo, perché le auto cinesi non sono poi granché alla portata? Stando agli esperti, le bev del grande Paese asiatico hanno un vantaggio nei costi di un accumulatore da 60 kWh compreso tra il 13 e il 27 per cento, ovvero tra 1.000 e 2 mila euro ad accumulatore.
L’eventuale riduzione al minimo, cioè di 2 mila euro, favorirebbe la diffusione, ma per ora ciò non accade. Ed è sorprendente, tenuto conto della posizione di vantaggio delle auto cinesi. I presupposti per applicare un sensibile taglio al listino vi sarebbero, tuttavia deve ancora avvenire. Il potere di determinare i prezzi delle batterie, già presente, non verrebbe esercitato a pieno. E non è detto che la svolta avvenga nel giro di breve.
Con il report viene a galla una realtà lontana da quanto finora raccontato. Se la situazione cambierà in futuro lo ignoriamo, ma prendiamo atto che non è nemmeno così rosa e fiori la situazione delle auto cinesi. A dispetto dei notevoli vantaggi, la spesa da mettere in conto rimane ingente.