La BMW 2002 fu un’auto di grande importanza per la casa bavarese, anche perché diede una bella spinta all’affermazione del marchio sul mercato statunitense. A prepararle il terreno ci pensò la 1600, che sdoganò la sana immagine dell’elica blu in quell’area del mondo. Gli articoli favorevoli della stampa specializzata contribuirono a rompere le diffidenze, facendo scoprire alla clientela dei modelli con ottime doti. Da quel momento, il successo del costruttore tedesco fu inarrestabile.
La famiglia delle 02 prese forma a partire dal 1966. Si trattava di berline di fascia medio-alta, con design firmato da Giovanni Michelotti. La loro impronta stilistica, forte e molto caratterizzata, fece da ispirazione per le proposte successive del marchio. Il vernissage della 2002 avvenne al Salone di Bruxelles del 1968. Si trattava, in pratica, di una 1600 cui era stato trapiantato il cuore a 4 cilindri da 1990 centimetri cubi della 2000 a 4 porte. Il motore sviluppava una potenza massima di 100 cavalli. La cifra crebbe a 120 cavalli con la 2002 Ti, presentata poco dopo il debutto della versione iniziale.
Forte la richiesta di mercato per questa vettura della casa tedesca, che venne subissata di ordini. Neppure il management, forse, si aspettava un’accoglienza così calorosa. Diverse le opzioni disponibili per il cambio: manuale a 5 marce o automatico a 3 rapporti. Gradevole la guidabilità del veicolo, che entrava nel cuore della gente anche per questo.
Nel 1971 giunse un restyling, eseguito con grande delicatezza. Soft anche gli interventi di revisione eseguiti all’interno. La gamma fu arricchita dalla BMW 2002 Cabriolet, per offrire alla clientela una versione scoperta della vettura. In realtà non era una convertibile tradizionale, per la presenza del vistoso roll-bar ad arco e delle cornici per i finestrini laterali. Qui era possibile avere il solo motore da 100 cavalli.
Nello stesso anno fece il suo ingresso in listino la 2002 Tii, dotata di un sistema di iniezione meccanica, che rimpiazzava i precedenti carburatori. Così la potenza si spingeva a quota 130 cavalli, per una velocità massima nell’ordine dei 190 km/h. Niente male, vero? Un nuovo restyling giunse nel 1973, ma anche questa volta incise col bisturi, non con l’accetta. Arrivò in gamma la 2002 Turbo, regina prestazionale della famiglia. Qui il 4 cilindri da 2.0 litri di cilindrata, con l’apporto della sovralimentazione, si spingeva fino ai 170 cavalli. In questa veste l’auto bruciava il passaggio da 0 a 100 km/h in 7.6 secondi e raggiungeva una velocità massima di 211 km/h.