Cina, sogni infranti: produttore di auto elettriche chiude i battenti

Human Horizons

Nessuno, nemmeno la Cina ha sviluppato la formula scientifica del successo. Le aziende della Repubblica del Dragone hanno riscosso l’attenzione generale grazie a prodotti accessibili e forti sotto ogni punto di vista. Tuttavia, le politiche messe in atto dalle compagnie nascondono anche potenziali criticità. Ed è esattamente ciò a cui assistiamo nel caso di Human Horizons, la start-up affacciata sul mercato del Vecchio Continente con importanti ambizioni. Nei piani iniziali doveva seminare scompiglio attraverso delle proposte di classe premium, i modelli HiPhi. Tuttavia, ora emergono delle questioni su cui forse si era prestata poca attenzione in precedenza.

Cina: scorrono i titoli di coda su Human Horizons

Human Horizons

La produzione ha subito un fermo per un periodo di ben sei mesi, determinato da un contesto socioeconomico e geopolitico sfavorevole. Nello specifico, la speranza era di raccogliere un crescente interesse tra i conducenti europei, complici le disposizioni normative attuate dagli organi politici. Il bando decretato dalla Commissione UE per il 2035 rimane, e poi la sensibilità ecologica della community di potenziali acquirenti è aumentata. Il fenomeno del cambiamento climatico è trattato con estrema attenzione, ma il potenziale è stato evidentemente sopravvalutato. Questo vale soprattutto nei territori dove il reddito medio della popolazione risulta piuttosto basso, al punto da rendere complicato persino l’acquisto di una city car a zero emissioni, figurarsi qualcosa di più.

Human Horizons

Numerose start-up della Cina sono in lotta per la sopravvivenza e la guerra dei prezzi in Cina comporta prezzi al di sotto dei costi. Una mossa rischiosa, poiché se i risultati di vendita prospettati vengono disattesi, il buco in bilancio è ragguardevole. Nonostante il look futuristico e la tecnologia avanzata delle vetture HiPhi, tra cui lo Sport Utility Y, la giovane realtà dagli occhi a mandorla si è finora rivelata un flop. La chiusura dello stabilimento, i salari ridotti e la mancanza di bonus segnalano una grave mancanza di liquidità. Con un volume di vendita di circa 4.000 unità all’anno, contro le stime di 150.000, il rischio di bancarotta è concreto.

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