In presenza di batteria scarica, uno dei metodi che va per la maggiore prevede l’impiego dei cosiddetti cavi jumper. La tecnica in questione risulta, peraltro, essere la più accessibile dal punto di vista economico e, se vi accertarvi di conservarli in un buon punto, sapranno durare a lungo. Tuttavia, non è nemmeno così tutto impeccabile, poiché per ricorrervi occorre avere un secondo veicolo, altrimenti lo strumento diverrà inutile.
Cavi jumper: guida all’utilizzo
Comunque sia, informarsi a dovere sulle modalità di riavvio del mezzo mediante i cavi jumper saprà esservi di notevole aiuto. Ecco perché di seguito vi andremo a spiegare, in maniera dettagliata, i passaggi da osservare. Attenetevi al metodo secondo quanto indicato e non dovreste più preoccuparvi di nulla. Prima che ve lo chiediate, la metodologia è sicura, testata sul campo da fidati professionisti, i quali mai darebbero il proprio benestare a un prodotto potenzialmente pericoloso.
Di solito, i cavi jumper addetti a trasferire la corrente sono di due tipi diversi, uno rosso e uno nero. Uno dei morsetti rossi collegatelo al veicolo donatore e l’altro fatelo con l’estremità di quello con la batteria scarica. Adesso prendete il terminale negativo di quelli neri e ripetete il procedimento: uno alla vettura donatrice e uno a quella scarica. Il tempo necessario all’operazione è variabile, sebbene si parla generalmente di una manciata di minuti.
Al termine dell’operazione, provate a mettere in moto e, nel caso non ci riusciate, provate di nuovo il procedimento. Prestate bene attenzione a non fare confusione coi cavi, altrimenti potreste andare incontro a un cortocircuito.
In alternativa ai cavi jumper, è possibile acquistare un avviatore di emergenza portatile, che rende superfluo avere una seconda vettura carica per far ripartire la macchina. Su quale sia il migliore chiedete magari un’informazione a qualcuno di vostra conoscenza meritevole di fiducia, tipo il meccanico da cui andate regolarmente per i lavori di revisione e manutenzione.