Porsche taglia altri 1.900 addetti, VW cerca l’elettrica vincente ma solo nel 2027, l’indotto soffre per 56.000 licenziamenti, la Cina sforna a getto continuo vetture iper efficienti e tecnologiche, il full electric Ue è un flop (specie in Italia): questa la situazione mentre prosegue stancamente il Dialogo strategico auto a Bruxelles. A ora, è emerso che le colonnine sono poche, le multe CO2 sono dannose e urgono incentivi. Allarmi Acea (lobby costruttori Ue) che risuonano da anni e che ora l’associazione (correttamente) ribadisce. Un dubbio: c’era bisogno di sedersi a un tavolo per ripetere le stesse cose di sempre?
Cosa non quadra
La verità, che a quei livelli dire non si può, è una sola: serve cancellare il Green Deal, il bando termico 2035 e tornare al termico. L’Ue dovrebbe giocare la partita sul terreno dove è più forte della Cina: il motore a benzina e diesel. Diabolicamente perseverare sull’elettrico è un suicidio assistito innanzi a un Dragone mille volte più forte che – come la storia insegna – ci schiaccerà.
Anomalie Ue
Imposizione dell’auto elettrica, carbon tax, finanziamento mostruoso pro Ucraina, blocco del gas russo a buon mercato da sostituire con le rinnovabili limitate, bilancio della sostenibilità sono azioni corresponsabili della brutta malattia dell’auto europea. Industrie energivore come quelle dell’auto che pagano l’energia a prezzi inauditi, la corsa verso le batterie che per forza passa attraverso il Celeste Impero, l’inflazione che terrorizza i consumatori indotti a scegliere il full electric. E adesso, la morsa fra gli Usa di Trump e la Russia di Putin, con la Cina di Xi Jinping che con gli alti funzionari del Partito Comunista osserva sbalordito i regali in arrivo dal Vecchio Continente.

Sì al ritorno al termico prima che sia troppo tardi
L’Europa ha competenze ed energie per tirarsi su, come in una sorta di terzo dopoguerra. Tutto sommato, è proprio così. Una volta finito il conflitto nei pressi di Kiev, potrà scattare la ricostruzione, con tutti i soldi che restano qui, a beneficio dell’industria dell’auto, dell’indotto, della sanità, della scuola.