La Ferrari Purosangue è un’auto di rottura, che esce fuori dalla tradizione del marchio. I puristi non si lasciano entusiasmare da questo modello, anche se i contenuti tecnologici sono di altissimo livello. L’estetica è diversa da quelle delle “rosse” abituali, per i volumi differenti che propone la carrozzeria di un SUV, ma lo stile è al top nel suo segmento di mercato. Se non avesse portato il “cavallino rampante” sul cofano, avrebbe messo tutti d’accordo, per l’eleganza delle sue linee.
La Purosangue ha uno stile pulito
Flavio Manzoni ha sviluppato un design molto raffinato per questo modello, ma esiste il tuning, che trova spesso il modo per sporcare l’eccellenza creativa automobilistica, soprattutto Made in Italy. Purtroppo anche questa “rossa” a quattro porte (e ad abitacolo rialzato) sarà violentata dalla moda delle elaborazioni, magari con proposte ai limiti della decenza. Non è il caso del rendering del designer Vladimir Loktionov, che ha sviluppato con la computer grafica la sua visione di una Ferrari Purosangue ancora più cattiva e muscolosa che, forse, non troverà applicazione su modello reale. Le modifiche, per fortuna, sono abbastanza contenute.
Un’interpretazione palestrata
Gli interventi non hanno toccato troppo le parti metalliche della carrozzeria, ma si sono concentrati sulle appendici. Il cofano motore sfoggia ora un doppio estrattore d’aria in fibra di carbonio a vista, con finitura opaca. Lo stesso materiale è stato utilizzato per rivedere i paraurti, le minigonne, i parafanghi, lo splitter anteriore e l’estrattore posteriore. Anche i cerchi sono diversi rispetto a quelli proposti di serie. Qui la scelta è caduta su un set firmato HRE Performance.
Look cattivo ma la classe è altro
Con gli interventi immaginati nel rendering, la Ferrari Purosangue diventa anabolizzata o con muscoli da culturista. La moda dei body kit allargati, del resto, è radicata ed ha trovato nel tempo applicazione su molte vetture di fascia alta, senza risparmiare quelle provenienti dalla casa di Maranello. La Ferrari Purosangue non farà eccezione. Che ne pensate dell’esercizio di fantasia di Vladimir Loktionov? A voi le immagini e…la parola.
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