Governo Meloni fra due fuochi per il caso Stellantis. Se non aiuta il Gruppo, c’è il rischio di tagli occupazionali e chiusure di fabbriche. Se lo aiuta, deve tirare fuori soldi dei contribuenti. Come già accaduto in passato con la cassa integrazione, nei decenni addietro. Nel corso del question time alla Camera del 4 dicembre 2024, il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso è stato chiaro: risorse al comparto automotive in misura pari o superiore a quanto previsto per il 2025. Invece, quando c’era Tavares, il governo non intendeva sborsare più un euro, dopo la delusione degli ecobonus (un miliardo) cui non è seguita la famigerata produzione domestica di un milione di auto.
C’è un’aria nuova
Il presidente John Elkann, ha contattato il premier Giorgia Meloni e iniziato un giro nelle fabbriche, da quella della Maserati a Modena: un’aria nuova, rispetto alla linea austera di Tavares, col suo stile tutto particolare. Un modo di fare che andava bene, a quanto pare, fin quando è arrivato il profit warning da incubo per gli azionisti. “Nella legge di bilancio vogliamo aumentare la dotazione del Fondo Automotive – ha spiegato Urso -. Con le risorse aggiuntive, destinate ai contratti di sviluppo delle filiere strategiche, possiamo garantire una somma equa o anche superiore a quanto originariamente previsto per il 2025”.
Emendamento Stellantis
Pertanto, eravamo a 750 milioni da utilizzare nel 2025, ridotti a 200 con il taglio annunciato a ottobre (4,6 miliardi in meno diluiti negli anni). Un emendamento presentato in Parlamento – detto emendamento Stellantis – punta a ripristinare almeno 200 milioni, più i residui degli incentivi degli anni precedenti. Più 500 milioni già messi a disposizione dal bando Pnrr per i contratti di sviluppo per le imprese dei settori in transizione. Obiettivo: supportare le imprese e i loro investimenti. Zero ecobonus all’acquisto, che hanno lasciato l’amaro in bocca.
Ecco il nuovo fondo
La legge Bilancio 2025 attualmente al vaglio del Parlamento istituisce inoltre un nuovo fondo dal 2027 al 2036: 24 miliardi in 10 anni. Quattrini per finanziare interventi in infrastrutture e automotive. Un po’ e un po’. Quanto all’auto? Qui si gioca la partita del futuro: da questo fondo possono uscire tantissimi dobloni d’oro per il Gruppo euroamericano. Alla fine, saranno euro anche per i dipendenti, per l’ambiente, per la sicurezza stradale. Sì, resta un problema: i soldi dove si prendono? Lo Stato fa fatica con il debito, le pensioni, la sanità, le infrastrutture. Il prossimo Parlamento (nel 2027 scade la legislatura) se ne occuperà.