La Falcon F7 è la supercar da più di 1.000 cavalli e 320 km/h di velocità massima

Una supercar americana con motore centrale V-8? No, non si tratta della Chevrolet Corvette C8. Mai sentito parlare della Falcon F7? Vale la pena parlare di questa belva da 320 km/h di velocità massima e una passione smisurata per l’analogico. Ma anche del perché non è balzata agli onori della “cronaca” degli appassionati di autmobili.

Difficile dire che potesse essere davvero la prima cosa a cui si poteva pensare citando il V8 centrale. D’altronde, come afferma la stessa azienda, di Falcon F7 ne ha costruite solo sette. Hanno l’aspetto aggressivo e probabilmente arrabbiato per il fatto che, dal 2013, pochissimi esemplari sono arrivati al mercato. Uno dovrebbe essere ancora sul sito di aste “Cars and Bids” ma andiamo a vedere di cosa si tratta.

Dopo 12 anni di fornitura di componenti per carrozzeria per Dodge Vipers, l’ingegnere e designer Jeff Lemke ha deciso di costruire la sua supercar lanciando il marchio “Falcon Motorsports” nel 2009. Il progetto della Falcon F7 era pronto per la produzione e solo dopo tre anni è approdato al salone di Detroit del 2012 dando decisamente spettacolo.

Tutte la buone basi della supercar ci sono. Carrozzeria composita in fibra di carbonio e Kevlar, telaio monoscocca in alluminio e Kevlar, motore 7,0 litri V-8, derivato da quello di una Corvette C6 Z06. E ancora, il collettore di aspirazione in fibra di carbonio e una potenza sospinta da 620 CV a 1.100 CV nel caso del pacchetto biturbo opzionale.

falcon f7

L’analogico regna sovrano, nonostante sembri essere destinata a un digitale a tutto spiano (data anche l’epoca in cui esordisce). Trasmissione manuale a sei velocità, unica opzione di trasmissione. Falcon rivendica un tempo di 3,3 secondi per l’accelerazione da 0 a 100 per l’F7 aspirato naturalmente e 2,7 secondi per il biturbo. La velocità massima non è stata mai specificata ma il marchio affermava di abbattere il muro dei 320km/h.

I rivestimenti in pelle contrastano con i pannelli lucidi in fibra di carbonio a vista ma le finiture non sono così curate e ordinate. Dettaglio che è perdonabile: non si tratta di una supercar delle aziende “top” del globo. Tutti i sette esemplari prodotti sono sopravvissuti e quello in vendita pare anche l’unico acquistabile, e ha già affrontato una profonda manutenzione della frizione e del semiasse.

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