Porsche 917: un mito eterno delle corse d’auto

Porsche 917
Foto Porsche

L’eco delle sue vittorie ruggisce ancora nell’aria, ad oltre mezzo secolo di distanza dal giorno in cui la Porsche 917 fu svelata al mondo al Salone di Ginevra. Questa macchina da corsa, forgiata con ardore e animata dalla passione di uomini visionari come Ferdinand Piëch, ha lasciato una traccia indelebile sui circuiti di tutto il mondo e nella storia dell’endurance. Pochi altri modelli sono entrati nell’Olimpo del motorsport con la stessa intensità.

Nel 1968 il mondo delle quattro ruote era sulla soglia di una nuova era. Fu in quell’anno che la Federazione Automobilistica Internazionale diede il via a una nuova classe di “sportive omologate”, con una cilindrata fino a cinquemila centimetri cubici, ma con un peso minimo di 800 chilogrammi. Questa architettura normativa, come un seme gettato in un terreno fertile, fece germogliare il progetto della Porsche 917.

Nel 1969 vennero portati a compimento i 25 esemplari richiesti dal regolamento. A primavera fiorirono le prime soddisfazioni sportive di questa “belva”. Dopo alcune prove deludenti, con ritiri anticipati, l’auto tedesca celebrò la sua prima grande vittoria alla 1000 chilometri dell’Österreichring, con Jo Siffert e Kurt Ahrens ai comandi. Da lì iniziò una danza trionfante, un balletto di successi e record scandito dal rombo inconfondibile del suo dodici cilindri.

Cuore di questa belva era un motore da 4.5 litri, raffreddato ad aria, con 520 cavalli al servizio del pedale del gas. La carrozzeria era plasmata in materiali compositi e fibra di vetro, su un telaio tubolare in alluminio. Un connubio di tecnologia e passione che permise di adattare la veste aerodinamica alle varie esigenze, in base alla natura delle piste da affrontare.

Porsche 917
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La Porsche 917 aveva un’indole camaleontica ed era in grado di mutare forma e personalità a seconda delle sfide. Le versioni a coda corta per i circuiti più tortuosi, quelle a coda lunga per i tracciati dove la velocità faceva la differenza. Non tardarono ad apparire le varianti Spyder, destinate alle epiche prove di CanAm e Interserie.

Il 1970 fu un’apoteosi trionfale. La Porsche dominò il Campionato Mondiale Marche con la 917 e la 908/03, ottenendo nove vittorie su dieci gare. Il suo regno aprì i confini a Daytona e si propagò attraverso tracciati come Brands Hatch, Monza, Spa, Nürburgring, Targa Florio, Watkins Glen e Österreichring.

L’obiettivo principale della stagione era però la gloria alla 24 Ore di Le Mans, che giunse con Hans Herrmann e Richard Attwood al volante. Il 1971 ripeté la sinfonia di trionfi. Otto vittorie su dieci gare. Sul circuito della Sarthe, Gijs van Lennep e Helmut Marko stabilirono un record straordinario: 222 km/h di velocità media e 5.335 chilometri percorsi. L’aura della Porsche 917 travalicò le corse.

Nel 1972, quando i regolamenti tagliarono le ali alle cilindrate, la casa di Stoccarda puntò al CanAm, con un mostro da 1000 cavalli, un turbine di potenza, che dominò le piste. Ma fu il 1973 a portare un trionfo ancora più clamoroso, con la 917/30 Spyder e i suoi 1200 cavalli. La supremazia fu così schiacciante che il regolamento venne modificato per fermarla. Così, la Porsche 917 cedette il testimone, lasciando tracce di velocità e gloria nelle pieghe del tempo.

Porsche 917
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