Senza paura tra montagne di fango: c’era una volta la Suzuki Samurai

Venerato per la sua vena da fuoristrada puro ma preso in giro per le sue ridotte dimensioni. Stiamo parlando della Suzuki Samurai, un veicolo che si posiziona difficilmente in una cultura automobilistica univoca. La Samurai ha tantissimi fan, da alcuni viene considerata quasi una “guida da terzo mondo”: insomma, lo abbiamo detto, è una macchina controversa.

Venduta in oltre 200 mila esemplari solo negli Stati Uniti, ritornata in qualche modo come “Jimny”, sembra sempre destinata a lavori duri nello sporco e nel fango. Sono passati oltre tre decenni dal suo glorioso esordio ed è diventato quasi oggetto di abusi da sfruttare su itinerari off road. È il perfetto agile fuoristrada agile a basso consumo con scappare da qualsiasi disastro o apocalisse zombie.

Dice tutto (o quasi) una storica brochure di Suzuki per questo modello nel 1986 in cui si esprime una stravagante strategia di marketing. Si legge: “Ti piacerebbe andare in spiaggia guidando un’irresistibile calamita per bikini?”. E si avverte di seguito che “il Samurai ha un’elevata altezza da terra e carreggiata stretta per capacità di guida fuoristrada. Evita curve strette e manovre brusche e allaccia sempre la cintura di sicurezza”. Ribaltamento dietro l’angolo ma schiacciando l’occhio a qualche bella ragazza.

Si tratta di un veicolo estremamente piccolo, dato che già una Jeep Wrangler è più larga di circa trenta centimetri e più lunga di mezzo metro. Si tratta, in fin dei conti, di un mezzo molto maneggevole che, allo stesso tempo, infonde una discreta sensazione di vulnerabilità nel traffico cittadino. Peso modesto, dimensioni stravaganti, 63 cavalli e assali solidi con molle a balestra ne fanno un mezzo divertente, quasi un veicolo di reale intrattenimento. 

Si guida bene anche su un manto stradale liscio e il quattro cilindri da 1,3 litri aiuta a considerarlo un mezzo abbastanza vivace in città. La sensazione di velocità aumenta con l’esposizione dell’abitacolo e grazie al cambio manuale a cinque marce, ma non è certo un mezzo piacevole per centinaia di chilometri in autostrada. Ricordiamo, però, che anche un Wrangler degli anni ’80 non era esattamente raffinato.

Lo abbiamo detto: le virtù di questa Suzuki si vedono davvero fuori dalla strada convenzionale. Si fa strada senza problemi attraverso percorsi stretti e fangosi, andando oltre a dislivelli spaventosi. Si capisce solo così il motivo per cui di Samurai ne sono rimasti così pochi in giro. Risultano tutti sfruttati all’osso pur essendo stati un successo mondiale. 

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