Station wagon anni Sessanta, tre eccezionali europee da non dimenticare

Qui entriamo nella zona “appassionati anni Sessanta”, nello specifico parliamo di eleganti station wagon del periodo. Tre in particolare, capaci di offrire comfort e sufficienti prestazioni per una macchina con cui portare fuori la propria famiglia. Tre station wagon anni Sessanta come la Fiat 2300 Familiare, la Volvo 221 e la Triumph 2000.

La Fiat 2300 Familiare arrivata nel 1961 fa parte della gamma completa di automobili italiane che il marchio torinese ha offerto da sempre. Il modello doveva combinare l’eleganza borghese a un certo dinamismo, per un veicolo che potesse andare bene per la famiglia in città come in autostrada. Sicuramente non è abbastanza chic. Si può dire che possa essere utilizzata come mezzo di trasporto per una banda di “illustri criminali” in un film italiano di serie B. La Familiare della Fiat, però, si può considerare la prima grande station wagon destinata a un mercato dei viaggiatori, del tempo libero e della bella vita. Giovanni Agnelli, per esempio, usava una 2300 per i suoi viaggi e per andare a giocare a golf.

Nel 1963 le riviste di settore la consideravano “liscia, silenziosa, veloce, equipaggiata in modo stravagante e meticolosamente rifinita”. All’interno ha tutta l’aria di un’esclusiva clubhouse piuttosto da auto spaziosa da cantiere. Si respira un’atmosfera tra il lussuoso e il pratico, con schienali reclinabili e spie luminose ai bordi delle porte anteriori. Si tratta della prima Fiat ad essere offerta con cambio completamente automatico. Il 2,3 litri e i freni a disco su tutte e quattro le ruote ne facevano, come affermava Fiat, “un nobile entusiasmante veicolo da città o da strada aperta”.

La Volvo 221 Amazon è invece significativa per il suo impatto sull’automobilismo della classe media europea del Dopoguerra. Annunciata nel ’58 e arrivata nel 1963, dopo l’uscita della berlina, la Volvo fu orgogliosa di produrre “un’esclusiva station wagon, progettata per le condizioni europee”. La 221 fu la prima di una lunga storia di station wagon Volvo che riuscì a raccogliere il favore di tantissimi guidatori. La 221, nel corso degli anni, arrivava sempre più frequentemente anche nei vialetti dell’alta periferia. 

Parliamo di un motore B18 da 1,8 litri, con freni a disco anteriori servoassistiti, motorizzazione sostituita negli anni da un B20 da 2 litri. Questa Volvo, però, sembrava appartenere al decennio precedente, e senza dubbio è gran parte del fascino di questo veicolo. La carrozzeria è ricca di chicche utilissime come i regolatori del supporto lombare dei sedili anteriori o la targa posteriore incernierata in modo che possa rimanere visibile se il portellone è abbassato.Questa Volvo è anche abbastanza robusta da essere considerata un’operaia adatta al trasporto di qualsiasi cosa.

Per ultima, la Triumph 2000 Estate, più piccola delle altre due station wagon, dato che è lunga quanto una Astra, appena 4,5 metri. Il marchio si è affermato in Regno Unito come hanno fatto Alfa Romeo o Lancia in Italia. La 2000, progettata insieme alla berlina, arriverà due anni dopo la presentazione al Motor Show di Londra del 1963. Dalla versione berlina si è spostato il serbatoio per ampliare il vano di carico e la sospensione posteriore è stata potenziata per accogliere bagagli ben diversi.

Le 2000 di prima generazione avevano un cruscotto con un orologio, prese d’aria per rinfrescare i passeggeri e sedili sono rivestiti in pelle. L’abitacolo è la fusione tra una cabina di pilotaggio di un aereo e l’ufficio di un direttore con il legno che arriva fino al vano di carico. Le sospensioni e lo sterzo della 2000 garantiscono prestazioni e viaggio d’affari e c’è spazio sufficiente per trasportare due o tre clienti sui sedili posteriori. Dotata di motore sei cilindri in linea da 2 litri, la Triumph la celebrava come una “straordinaria combinazione di valori estetici e funzionali”.

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