Il successore di Tavares in Stellantis sarà un pacificatore, dice Automotive News. Perché negli ultimi tempi l’ex ceo di Stellantis Tavares s’è scontrato con politica, fornitori e concessionarie in Europa e Usa. Troppa guerra non va bene, non porta frutti. Infatti, i risultati si sono visti. Potremo anche chiamarlo normalizzatore colui che arriverà dopo il manager lusitano.
Lo stipendio e la buonuscita di Tavares
Il compenso di Tavares che gravitato per anni tra i 23 e i 35 milioni l’anno. Un guaio se si pensa a chi viene licenziato, a chi è in cassa integrazione, a chi si vede chiudere la fabbrica. Questo è stato un grosso ostacolo. Sulla buonuscita, qualcuno parla di 100 milioni di euro. Chiudere stabilimenti senza ritoccare lo stipendio della prima linea manageriale è opportuno?
Problema base
Se Tavares battagliava, un motivo c’era: il suo obiettivo era – su entrambe le sponde dell’Oceano Atlantico – ottenere margini di profitto a due cifre. Per farlo, nell’immediato, tagliava sui costi. L’ex capo del Gruppo si difendeva respingendo le accuse, ma i nodi sono venuti al pettine sul lungo periodo, coi profit warning sanguinosi, tali da mandare in subbuglio gli azionisti. Insomma, quando la sua strategia portava frutti nell’immediato, il portoghese restava saldo al timone; appena le cose hanno preso una brutta piega, il dirigente è finito nel mirino. Ha decurtato, delocalizzato, accentrato le decisioni a Parigi per gestire 14 marchi. Solo un referente: gli azionisti. Per creare un maxigruppo dell’auto con cuore in Francia, senza né la tradizione né la competenza italiana.
Profitto immediato e facile: da ascia di guerra a boomerang
La ricerca del profitto immediato all’inizio ha portato a tagli agli investimenti in ricerca e sviluppo. Una visione a breve termine ha penalizzato progetti come lo sviluppo di nuove tecnologie o di nuovi modelli. All’inizio, gli utili sono stati un’ascia di guerra. Poi sono divenuti un boomerang, perché ottenuti con strategie non lungimiranti.