Alfa Romeo Giulietta SZ: una coupé graffiante

Alfa Romeo Giulietta SZ
Foto Media Stellantis

L’Alfa Romeo Giulietta SZ è una coupé tondeggiante, firmata da Ercole Spada per Zagato. Prese forma dal 1960 al 1963 ed ha guadagnato un posto nel cuore di ogni alfista che si rispetti. La versione iniziale aveva la parte posteriore avvolgente, in piena coerenza con lo sviluppo stilistico complessivo. Poi giunse la coda tronca, dettata da esigenze aerodinamiche, che rese meno morbido ed armonico il quadro espressivo, compensando la perdita con una superiore efficienza funzionale.

L’energia dinamica di questa vettura del “biscione” veniva messa sul piatto da un motore a 4 cilindri in linea, da 1290 centimetri cubi, che erogava una potenza massima di 98 cavalli a 6500 giri al minuto. Un valore considerevole, rispetto alla cilindrata. A metterlo ulteriormente in risalto ci pensava il peso a secco di soli 840 chilogrammi. Buona la tempra prestazionale garantita da questo cuore, disposto anteriormente, in senso longitudinale, che veniva alimentato da 2 carburatori doppio corpo.

L’Alfa Romeo Giuletta SZ fu utilizzata ad ampio raggio nell’universo agonistico. Entrò in azione tanto in pista quanto nei rally, senza privarsi di una gamma di impegni intermedi. Da segnalare i successi conseguiti alla Coupe des Alpes del 1960 e del 1963, dove impose la sua legge nelle prove speciali della nota sfida stradale. I tanti successi messi a segno nelle gare GT le regalarono la Coppa Internazionale Gran Turismo 1961.

La seconda serie, dotata, come già detto, di coda tronca (o coda di Kamm), poteva raggiungere agevolmente i 200 km/h, grazie alla sua straordinaria efficienza aerodinamica. Il modello si distingueva anche per i freni anteriori a disco e il frontale affusolato. La genesi di questa vettura è molto singolare. Affonda le proprie radici in un curioso episodio legato al mondo delle corse.

Nel 1956 Dore Leto di Priolo, uno tra i più noti gentlemen driver italiani dell’epoca, distrusse la sua Giulietta Sprint Veloce durante la Mille Miglia. Portandola da Zagato per le riparazioni, chiese al noto carrozziere di non limitarsi alla ricostruzione della coupé di Bertone ma di provvedere al massimo alleggerimento, anche con interventi complessi e costosi. I risultati sportivi del modello rivisto furono luminosi, creando una forte domanda. Giunsero altri affinamenti. Alfa Romeo si accorse della bontà del progetto di Zagato e lo fece diventare una produzione “di serie”, ancorché limitata, su un telaio di lunghezza ridotta.

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