Auto elettriche: dure contraccuse della Cina all’Ue

In risposta alla decisione dell’Unione Europea di aprire un’indagine sulle auto elettriche, la Cina replica con dure contraccuse.
Auto elettrica in ricarica

Con un coup de théâtre, la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha sancito l’apertura di indagini relative alle auto elettriche cinesi. Su forti pressioni del Governo francese, l’ente avvierà dei controlli rigorosi circa le accuse di politiche antidumping a carico del grande Paese orientale. Lo aveva anticipato Politico che sarebbe stato toccato l’argomento nell’ultimo incontro, ma si definiva improbabile l’adozione di provvedimenti.

Questo perché il gruppo Volkswagen ha stretti rapporti con la terra dei dragoni e mettere in difficoltà la seconda rischierebbe di sortire delle ripercussioni sulla controparte. E, invece, l’intervento della von der Leyen spazzano via lo scetticismo.

Auto elettriche: Cina risponde con fermezza all’Unione Europea

Auto elettrica in ricarica

Nell’arco dei prossimi mesi si cercherà di fare luce sulle manovre di Pechino volte a favorire le realtà locali. Ciò che le viene imputato è di sovvenzionare in maniera pesante le proprie rappresentanti, affinché abbiano l’opportunità di immettere le auto elettriche nelle concessionarie a prezzi impareggiabili. Così facendo – sostengono sempre i detrattori – si vorrebbe creare lo stesso scenario già assistito con il settore dei pannelli fotovoltaici. Dove la Cina ha avuto il predominio attraverso una feroce politica commerciale.

Colonnina auto elettriche

In seguito all’accaduto, i player del Vecchio Continente hanno espresso un giudizio positivo. Si sono sentite prese in considerazione dopo che alcune decisioni avevano instillate l’impressione di essere poco tutelate dagli organi preposti. A non accettare la scelta è lo Stato asiatico. Che in dichiarazioni pubbliche ha definito eccessive le pratiche attuate dall’UE, dettate dal protezionismo.

A prescindere dall’opinione personale circa tale tesi, di sicuro tira una cattiva aria e non sembra un’ipotesi tanto campata per aria quella di ritorsioni. A ogni modo, prima di fasciarsi il capo prima di esserselo rotto occorrerà attendere le mosse ufficiali. Solo il tempo ci saprà dire quanto la Cina abbia preso sul personale la questione e intenda, quindi, passare al contrattacco. Intanto, piovono parole forti.

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