Aziende produttrici di supercar che hanno rischiato di sparire per sempre

L’industria automobilistica è un settore spietato dove i passi falsi sono puniti piuttosto duramente dal mercato. Specie se ci riferiamo al segmento delle auto ad alte prestazioni, le supercar, dove le case automobilistiche non producono per il mercato di massa. Molti marchi, nella storia, sono stati messi a dura prova, nonostante la produzione di grandi, potenti e (non sempre) famose supercar. Capita che queste aziende non si riprendano più e alla fine scompaiono, portando con sé la compagnia. A volte il marchio produttore di supercar riesce a sopravvivere a gravi avversità.

Aston Martin. La casa automobilistica britannica esiste da oltre un secolo. Fondata nel 1913 da Lionel Martin e Robert Bamford, la sua longevità è testimonianza della resilienza e della capacità del marchio di riprendersi dopo le battute d’arresto. Aston Martin è andata in bancarotta ben sette volte nei suoi 110 anni di storia. La prima volta nel 1924. L’ultimo incidente di fallimento risale al 2007. È triste constatare anche che ancora oggi ci siano ricadute aziendali a causa della pandemia di COVID-19.

Bugatti. Il marchio conosciuto per le sue incredibili supercar non è rimasto esente da difficoltà finanziarie. Fondata nel 1909, Bugatti era già fallita diverse volte prima di arrivare nelle mani dell’italiano italiano Romano Artioli che ha fondato anche la Bugatti Automobili SpA nel 1987. La sopravvivenza dell’azienda dipendeva dalla sua supercar, la Bugatti EB110. Il prezzo di oltre 600.000 dollari dell’auto non era di grande aiuto, oltre alla recessione che attraversava l’Europa in quel momento. Quindi, quasi affondata nel 1995, è tornata a galla dopo che fu acquisita dai giganti della Volkswagen AG nel 1998. Nel 2021, Volkswagen ha escluso il marchio dai suoi investimenti e oggi Bugatti continua a vivere come parte di un’impresa chiamata Bugatti-Rimac .

Apollo. La Apollo Automobil inaugurò la sua attività come l’ennesima, promettente, azienda tedesca di auto sportive. Era chiamata “Gumpert Sportwagenmanufaktur”. È stata fondata dall’ingegnere tedesco ed ex direttore dell’Audi Sport, Roland Gumpert nel 2004. L’azienda ha lanciato la famigerata Gumpert Apollo nel 2005, un’hypercar incentrata sulle prestazioni e anche detentrice, per breve tempo, del record del Nurburgring. Questa estrema supercar non ebbe successo a causa del suo stile e del prezzo proibitivo. Vendite scarse e conti dell’azienda in bilico. Alla fine, nel 2013, la società ha chiuso i battenti, salvo poi tornare a galla, grazie a Ideal Team Venture, nel 2016. Adesso l’azienda è ribattezzata Apollo Automobil GmbH.

Lamborghini. L’azienda sta attualmente vivendo forse gli anni migliori della sua storia. I profitti sono ai massimi storici e la società sembra ben posizionata. Ma non è stato tutto liscio per la casa automobilistica. È fallita per ben quattro anni tra il 1978 e il 1981. Dall’inizio degli anni ’70 fino al 1998, ci sono stati molti cambi di proprietà, ben sei. Le fortune della Lamborghini ha preso una direzione diversa e positiva dopo la sua acquisizione da parte del Gruppo Volkswagen nel 1998. Adesso è diventata una delle più grandi potenze nel segmento delle supercar.

DeLorean Motor Company. L’azienda ci ha regalato una delle auto più iconiche di sempre: la DeLorean DMC-12, quella della saga di Ritorno al futuro. Per questo l’auto gode ancora di fama e migliaia di appassionati. Sfortunatamente, la fama dell’auto non riuscì a sostenere la casa automobilistica. Inoltre, la DMC-12 non era un’auto molto buona e neanche una vera supercar. La DeLorean dichiarò bancarotta nel 1982, lasciando 2.500 lavoratori senza posto e oltre 100 milioni di dollari di investimenti bruciati. Oggi l’azienda si chiama “DeLorean Motors Reimagined LLC” e lancerà l’Alpha5, una moderna coupé elettrica.

Lotus. Il marchio arrivò pericolosamente vicino a scivolare sotto la bancarotta. La Lotus partì in un capannone nel 1948, quando l’ingegnere progettista britannico Colin Chapman costruì con successo un’auto da corsa. L’azienda continuò ad avere un discreto successo tra gli anni ’60 e ’70. Durante gli anni Ottanta la produzione si ridusse da 1.200 veicoli all’anno a soli 383. Nel 1982, Chapman morì improvvisamente per un attacco di cuore. La dubbia partnership con la Delorean Motor Company non fu neanche una buona mossa. David Wickins, il fondatore di British Car Auctions, divenne il nuovo presidente della Lotus nel 1983. Il cosiddetto “Salvatore della Lotus” assicurò nuovi investimenti che ribaltarono le fortune dell’azienda.

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