Le 5 auto che hanno davvero salvato il proprio marchio

Tutte le case automobilistiche, come ogni corrente artistica-produttiva che si rispetti, a un certo punto, si è trovata a farsi delle domande identitarie per capire dove e a chi rivolgersi. In parole povere, molti marchi hanno avuto un bisogno disperato di un nuovo modello d’auto che evitasse il disastro finanziario ad un certo punto della loro storia. Un’idea nuova e vincente, una nuova opera d’arte capace di conquistare le folle.

Succede per diversi motivi un momento critico del genere. Spese eccessive, un flop clamoroso, i nuovi proprietari hanno investito molto e sono impazienti, oppure un solo modello è rimasto l’unico che ha resistito nella proposta del marchio. Molteplici ragioni, alcune anche combinate, possono mettere alle strette una casa automobilistica.

Qui di seguito alcuni esempi di modelli che hanno letteralmente “salvato” il marchio da cui provengono, per il momento in cui arrivano o per il successo in cui lo hanno catapultato.

Aston Martin DB7

La Ford ha acquistato il 75% di Aston Martin nel 1987 e questo ha significato ingenti somme per l’azienda. Aston Martin aveva venduto circa 200 mila vetture in circa vent’anni di storia ma Ford aveva bisogno di un ritorno. Chi arriva? La DB7, con una storia che si collega alla Jaguar (anche questa proprietà Ford) e in particolar modo alla XJS. Il design (bocciato) di Ian Callum e il know-how ingegneristico di Tom Walkinshaw Racing arrivarono ad Aston. Fu così che questa meraviglia divenne un pezzo di storia.

BMW 700

I bavaresi devono ringraziare la BMW 700 per aver evitato l’accento di Stoccarda dato che questo modello ha evitato alla Mercedes-Benz di acquistare BMW alla fine degli anni ’50. Perché quest’auto, sconosciuta ai più, è un simbolo della casa automobilistica tedesca? Arriva nel 1959 in versione coupé e berlina, con il primo telaio monoscocca in acciaio della BMW. Design Michelotti e un motore bicilindrico piatto da 697 cc montato nella parte posteriore dell’auto, ecco spiegata la mancanza delle tipiche griglie in coppia sul frontale. Fu semplicemente irresistibile per il pubblico e un successo capace di risollevare il marchio a riparo da grosse acquisizioni.

Citroen BX

auto che salvano marchio

In produzione dal 1982 al 1993, la Citroën BX è stata il primo frutto del gruppo PSA (il gruppo industriale specializzato in automobili dentro cui figuravano anche Peugeot, DS Automobiles, Opel e Vauxhall). È noto come il modello che ha salvato Citroën dal fallimento. Meccanicamente si tratta di un “collage” tra pezzi Peugeot, mentre il design di Bertone era davvero unico. Le linee simili al cartone piegato, alcuni pannelli realizzati in plastica e una carrozzeria che abbracciava anche le ruote posteriori. Contemporaneamente la Ford commercializzava la Sierra.

Peugeot 205

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Peugeot aveva osato davvero tanto nel corso degli anni ‘70 dopo l’acquisizione di Citroën e di Chrysler Europe. Necessitava di un veicolo altamente redditizio, quindi un’auto per tutti, da vendere in grandi quantità e con costi modesti. La 205 si è rivelata il biglietto della lotteria più fortunato che potesse arrivare. La 205 a trazione anteriore fu il progetto preferito del numero Uno di Peugeot all’epoca, Jean Boillot. Gli interni sono opera di Paul Bracq, proveniente da ambienti come BMW e Mercedes. La 205 non ha bisogno di presentazioni e fa ben comprendere come è riuscita a tenere in alto il marchio francese.

Volkswagen Golf (I Generazione)

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Erano vent’anni che il marchio tedesco provava a sostituire il successo del Maggiolino. Il marchio non riusciva a vedere oltre il motore posteriore raffreddato ad aria e la trazione posteriore del Maggiolino. Quando, alla fine degli anni Sessanta, le vendite erano sostanzialmente in stallo, con i rivali a lanciare anche le familiari a trazione anteriore e motore anteriore, è arrivato il miracolo. La Golf I ha fatto il giro del mondo nello stesso anno in cui è arrivata, solcando mari e continenti con il suo grandissimo successo.

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