BMW Z4 E89 del 2009: in medio stat virtus

BMW Z4

La BMW Z4 è una spider che ha svolto egregiamente il suo lavoro, consegnando ai cultori dell’elica bavarese il piacere dell’evasione dal grigiore che la vita quotidianamente ci propone. Rispetto alla Z3 (che ha sostituito) si è posta su un piano diverso, rinunciando alle curve leziose, per linee di taglio geometrico, ubbidienti al family-feeling lanciato da Chris Bangle.

Una scelta che fece storcere il naso ai puristi, almeno nel periodo iniziale, necessario a metabolizzare le singolari movenze dei tratti. La digestione, però, non fu stata travagliata come per la serie 7, grazie all’innesto più armonico degli schemi espressivi. Il suggestivo equilibrio dialettico della capostipite restava tuttavia lontano.

Nel 2009, la piccola spider tedesca recuperò il legame ideale con la progenitrice, almeno sul piano stilistico. Con il nuovo step di seconda generazione (E89), svelato al Salone di Detroit di gennaio, le forme si riappropriarono di quella fluidità di linguaggio che il precedente corso aveva interrotto. Ma il ritorno alle origini coincise con un elemento di forte rottura sulla tradizione: l’arrivo del tetto rigido ripiegabile, che sostituiva la vecchia protezione in tela.

Era il segno dei tempi, con i gusti dei clienti sempre più orientati verso una soluzione per tutte le stagioni. I patiti della guida en plein air non condividevano, ma questa era la tendenza ormai prevalente, come dimostrava anche la California, che introdusse la nuova filosofia nella cultura di casa Ferrari.

BMW Z4

Il design non ne risentiva, in virtù della piacevole scorrevolezza dei lineamenti della BMW Z4 di seconda generazione. Le proporzioni erano le solite, con il cofano lungo e gli sbalzi contenuti. I sedili si ponevano a ridosso delle ruote posteriori, per far sentire meglio le reazioni della coda. Con la nuova capote, la roadster tedesca guadagnava un’ampia fruibilità, ma la bilancia bocciava l’operazione. Il peso cresceva infatti a 1480 chilogrammi, dai 1270 del modello precedente.

Questo non determinava scompensi sul comportamento, grazie all’equa ripartizione delle masse, che assicurava un bilanciamento ottimale. Il baricentro basso esaltava le doti atletiche del modello, facendo dimenticare il supplemento di grasso. L’assetto sportivo adattivo, disponibile come optional, migliorava ulteriormente le cose: grazie al suo apporto la BMW Z4 di seconda generazione raggiungeva una nuova dimensione nella dinamica di guida, senza rinunciare al classico comfort di una granturismo.

Si poteva scegliere fra diverse opzioni, dalle più tranquille a quelle per i manici pesanti. Nella più estrema, associata al Driving Dynamic Control, la verve di motore, sterzo e cambio esplorava i livelli più alti. A spingere la BMW Z4 E89 provvedevano inizialmente tre motori a 6 cilindri: il 2.5 litri da 204 cavalli, il tre litri da 258 e il tre litri biturbo a iniezione diretta da 306 cavalli, fiore all’occhiello della gamma.

La sua prontezza di risposta era entusiasmante, in virtù della generosa coppia di 400 Nm, disponibile in un ampio range operativo. Poi giunsero altre motorizzazioni. Alla riduzione dei consumi provvedeva l’EfficientDynamics, che gestiva in maniera intelligente le strategie di funzionamento. I propulsori erano abbinati a un cambio manuale a 6 rapporti, ma si poteva optare anche per un automatico o per un’unità a doppia frizione a sette marce, disponibile sulla variante più spinta. Sulla successiva Z4 sDrive35is da 340 cavalli c’era un automatico a 8 rapporti.

Con questa nuova edizione della roadster, apribile in soli 20 secondi, la linea produttiva tornava in Germania, a Regensburg, dopo l’esperienza dello stabilimento americano di Spartansburg. Le consegne in Italia iniziarono nel mese di maggio del 2009. Alcuni anni dopo giunse la terza serie del modello.

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