La strategia cinese per affrontare i dazi imposti dall’Unione Europea sui veicoli elettrici sembra basarsi su un approccio semplice ed efficace allo stesso tempo. La questione è davvero lineare: bisogna puntare sulle auto ibride.
Dopo una lunga analisi della normativa adottata da Bruxelles lo scorso autunno per tutelare il mercato europeo dall’invasione di auto elettriche cinesi, i produttori asiatici hanno individuato una via alternativa per continuare a esportare veicoli nel Vecchio Continente.
Secondo un recente rapporto di Reuters, le case automobilistiche cinesi hanno messo in atto una strategia a due fasi. Nella prima, hanno aumentato le esportazioni di veicoli elettrici a batteria per riempire le scorte i magazzini europei prima che i nuovi dazi entrassero in vigore. Nella seconda fase, si sono focalizzate sulle auto ibride, sfruttando un vuoto normativo che consente loro di aggirare le pesanti imposte sui veicoli a batteria.

Il risultato di questa strategia mirata da parte dei produttori cinesi? Tra luglio e ottobre, le esportazioni di auto ibride cinesi verso l’Ue sono più che triplicate, arrivando a rappresentare il 18% delle importazioni totali di veicoli cinesi nel terzo trimestre del 2024. Una preparazione degna dell’impegno cinese nel settore da qualche anno a questa parte.
Questo “spiraglio” lasciato aperto sui dazi imposti dal legislatore europeo potrebbe non essere un semplice errore, ma una scelta strategica per non compromettere i rapporti con Pechino. La Cina è un partner commerciale imprescindibile per l’Europa, soprattutto in vista di possibili tensioni con gli Stati Uniti. Un eventuale ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca potrebbe portare all’imposizione di nuovi dazi sui prodotti europei, spingendo Bruxelles a mantenere un equilibrio diplomatico con Pechino.

Nel frattempo, i marchi europei devono fare i conti con un mercato in cui le ibride stanno conquistando sempre più spazio. A settembre, queste hanno rappresentato il 32,8% delle nuove immatricolazioni nell’Ue, superando i veicoli a benzina o diesel (29,8%). Tra i motivi del successo: incentivi fiscali, accesso alle ZTL e una maggiore praticità rispetto agli EV, che soffrono ancora di infrastrutture di ricarica insufficienti.
Le case cinesi, forti di modelli tecnologicamente avanzati e a prezzi competitivi, stanno sfruttando questa tendenza, aumentando la pressione sui marchi europei. Di fronte a questa situazione, i dazi dell’Ue sui veicoli elettrici cinesi rischiano di rivelarsi poco più che un gesto simbolico, utile come merce di scambio nei futuri negoziati tra Oriente e Occidente.