Le Dino 308 GT4 e 208 GT4 hanno le credenziali giuste per concorrere alla palma di auto di Maranello meno belle di tutti i tempi. Ovviamente qui si è nel campo dei giudizi soggettivi, per loro natura opinabili, ma nessuno può negare che queste vetture siano fra le meno amate della loro stirpe.
La responsabilità è imputabile soprattutto all’estetica, perché sul piano del comportamento stradale non c’è nulla da dire, anche se le performance della versione da 2 litri sono lontane dalle aspettative. Del resto, anche se manca il “cavallino rampante”, qui è palese l’origine Ferrari, marchio legato alle corse e alle auto ad alte prestazioni. Ciò che non è eccellenza, quindi, delude.
La prima a debuttare fu la Dino 308 GT4, presentata al Salone di Parigi del 1973, anche se prodotta a partire dall’anno successivo. Qui la spinta faceva capo a un motore V8 da 2926 centimetri cubi in grado di sprigionare una potenza massima di ben 255 cavalli a 7700 giri al minuto. Davvero niente male. Notevole anche la velocità di punta, nell’ordine dei 250 km/h.
Nel 1975, complice la fiscalità penalizzante in Italia per le cubature oltre 2 litri, da questa coupé fu derivata una versione di cilindrata ridotta, battezza Dino 208 GT4, da 1991 centimetri cubi. Qui la potenza massima scendeva a 170 cavalli, sempre a 7700 giri al minuto, per una velocità di circa 220 km/h. Le cose si facevano più deludenti in termini di brio, specie tenendo conto della provenienza, ma fu la congiuntura a imporre il downsizing.
Vero tallone d’Achille della Ferrari Dino 208 GT4, come della sorella maggiore 308 GT4, era però lo stile della carrozzeria, firmata Bertone. Stiamo parlando delle “rosse” forse più brutte o, se vogliamo, meno belle di sempre (o almeno dell’era moderna). Fra le due non cambia nulla oltre al motore, perché l’estetica, il resto della meccanica e l’allestimento sono identici. Il gap, però, è evidente sul fronte emotivo, per la minore intensità delle scariche di adrenalina della più piccola della coppia.
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