Dopo oltre 40 anni la Aston Martin Bulldog segna il suo personalissimo record di velocità

C’è voluto un (bel) po’ ma alla fine ce l’ha fatta anche lei. Stiamo parlando del suo personalissimo obiettivo prestazionale di oltre 320 km/h di velocità massima. La protagonista è la Aston Martin Bulldog, che ha finalmente stabilito il record di velocità che intendeva raggiungere nel 1979, dopo 44 anni per la precisione.

Oggi le auto più veloci superano i 450 km/h di velocità massima, ma nel 1979, Aston Martin voleva diventare un detentore del record con quest’auto chiamata “Bulldog”. La produzione prevista era stata di 15-25 veicoli, ma il progetto è andato nel dimenticatoio e il Bulldog è sopravvissuto solo come concept car. A rendere ancora più triste la sua parabola il fatto che non ha mai raggiunto il suo obiettivo, superare i 200 mph, arrivando a malapena ai 191 mph (307 km/h).

C’è voluto un imponente restauro per mano di Classic Motor Cars (CMC) e finalmente l’Aston Martina ha segnato il suo obiettivo storicamente scelto. Che importa del grandissimo ritardo con cui ci si è giunti. I primi test dell’auto restaurata erano stati molto deludenti con una velocità che non si avvicinava neanche ai 300 km/h. Dopo due tentativi, si è collocata nel regno delle supercar affiancandosi, ad esempio, a una Valkyrie.

bulldog aston martin

“L’obiettivo della Bulldog ha richiesto oltre 40 anni. Far parte di quell’eredità è una sensazione fantastica”, ha detto il pilote vincitore a LeMans Darren Turner dopo aver completato la missione. “La Bulldog ha ora mantenuto la promessa dell’Aston Martin degli anni ’80. Tutti coloro che hanno lavorato sull’auto, da coloro che per primi l’hanno progettata e costruita a Classic Motor Cars che ha intrapreso il restauro sotto la direzione di Richard Gauntlett, possono sentirsi molto orgogliosi”.

Il concept, unico esemplare, apparteneva inizialmente a un principe saudita, con il quale il motore è esploso alla prima guida. Stavolta è andata diversamente, e grazie ai 600 cavalli del V8 biturbo da 5,3 litri il record “retroattivo” è arrivato.

Il restauro dell’auto è stato fortemente voluto da Richard Gauntlett (il figlio dell’ex proprietario di AM Richard Gauntlett, a capo del progetto Bulldog) e dall’attuale proprietario Philip Sarofim. Ci sono voluti 18 mesi e oltre 7mila ore di lavoro. Senza contare le centinaia di ore in più per i test e le regolazioni. “Grazie al duro lavoro del team CMC, l’Aston Martin Bulldog ce l’ha fatta!” ha proclamato Tim Griffin, amministratore delegato CMC.

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