La Ferrari P4/5 è una delle auto più esclusive e iconiche mai realizzate. Nata come omaggio alla storica 330 P4 del 1967, fu commissionata da James Glickenhaus, grande collezionista statunitense appassionato di corse. La storia del modello prese le mosse nel 2005, quando il ricco uomo d’affari americano manifestò alla casa di Maranello il desiderio di creare un’auto unica basata sulla Ferrari Enzo.
Dopo aver ottenuto il permesso dai vertici del “cavallino rampante”, iniziò il lavoro sulla carrozzeria, curata da Pininfarina, con la firma grafica del designer Jason Castriota, per dare vita al visionario progetto. Il risultato? Una supercar straordinariamente ricca di fascino, con linee fluide e aggressive che catturano l’attenzione in modo unico.
Ottimi i rimandi estetici alla mitica 330 P4, considerata da molti l’auto da corsa più bella di tutti i tempi. La meccanica, come dicevamo, è quella della Enzo. Così la Ferrari P4/5 si giova di un telaio in fibra di carbonio, che conferisce al modello una struttura leggera ma robusta. Il motore è il potente V12 da 6.0 litri di cilindrata della “rossa” chiamata col nome del fondatore della casa di Maranello. Sviluppa una potenza massima di circa 660 cavalli.
Le prestazioni, anche se non dichiarate, sono eccezionali e migliori di quelli della Enzo, grazie al peso inferiore di 50 chilogrammi. Questa vettura offre anche un’esperienza di guida molto coinvolgente. Il suo look inebria. Ecco perché la Ferrari P4/5 ha attirato l’attenzione di appassionati e collezionisti in tutto il mondo.
La sua unicità e il suo stile senza tempo l’hanno resa una vera e propria stella polare. Questa “rossa” è stata esposta in prestigiosi eventi automobilistici, riscuotendo sempre grande successo. Parlare di un’opera d’arte a quattro ruote è perfettamente appropriato. Qui c’è un omaggio al passato più glorioso, ma anche una straordinaria dimostrazione di ingegneria e design.
La Ferrari P4/5 ha una connessione stilistica molto evidente con la sua antesignana, ma ne proietta le forme verso il futuro. In questo sta il miracolo della realizzazione, che coniuga al meglio linguaggi temporali diversi, partendo da uno sfondo comune. Il rombo del motore è sublime, completando degnamente il quadro.