Fiat 850 berlina: un’auto affidabile e senza fronzoli

Fiat 850
Foto Fiat

Nel folto mosaico delle auto d’epoca, vi è una creatura sincera e robusta, destinata a suo tempo alle famiglie comuni: la Fiat 850. Questa berlina, senza pretese di grandezza, puntava ad essere una compagnia di vita affidabile. Nel suo piccolo, ha segnato un’epoca, tessendo la sua storia nelle strade della quotidianità.

Le linee essenziali della vettura torinese erano tracciate con il proposito di raggiungere il cuore della gente senza troppi soldi, offrendo un connubio tra economia e affidabilità. Il prezzo modesto era la chiave per aprire le porte dei motori italiani a una vasta gamma di guidatori. L’auto in esame mostrava una resistenza insospettabile, sfidando il tempo e i chilometri, mentre le spese di manutenzione erano accessibili per molti.

La Fiat 850, tra il 1964 e il 1971, fu proposta nel listino della casa piemontese, collocandosi tra la 600, sua sorella minore, e la 1100. Con il motore e la trazione posteriori, questa vettura offriva l’opportunità di un pizzico di spensieratezza dietro al volante, anche se la sua concezione nasceva più da esigenze pratiche che da sfrenate passioni. La siglia “850” faceva riferimento alla cilindrata di 843 centimetri cubi del modesto ma onorevole motore a quattro cilindri e otto valvole.

Da questo piccolo propulsore non ci si poteva attendere un fuoco da dragster. La potenza raggiungeva i 34 cavalli sulla versione “Normale” e i 37 cavalli sulla versione “Super“, che si nutriva di una benzina più “vigorosa”. Le prestazioni mutavano conseguentemente, come testimoniato dalla velocità massima di 120 km/h per la prima e 125 km/h per la seconda.

I freni, nella serie iniziale del modello, abbracciavano il concetto tradizionale a tamburo su tutte e quattro le ruote. Erano sufficienti per soddisfare le esigenze di una clientela non interessata a sfrecciare come un fulmine sulle strade aperte. Questo progetto, evoluzione della già amata 600, saltò di livello rispetto ad essa, senza richiedere alla dirigenza investimenti fuori misura durante la fase di sviluppo.

Le firme di Dante Giacosa e Rudolf Hruska brillavano sull’auto. Il look era dignitoso, ma privo di mordente emotivo, anche se personalità estetica non faceva certo difetto alla Fiat 850. Queste le dimensioni: 3575 millimetri di lunghezza, 1425 millimetri di larghezza, 1375 millimetri di altezza, 2025 millimetri di passo. Il peso era di 645 chilogrammi.

L’abitacolo, essenzialmente ereditato dalla 600, si rivelava meglio curato e scenico, grazie a materiali più contemporanei e a una plancia rivisitata. L’illusione di spazio e comfort era palpabile, dando alla nuova nata un grado di benessere superiore rispetto alla progenitrice, con un divario tangibile.

Il 1968 vide il debutto della seconda serie della Fiat 850, frutto di ritocchi misurati più che una rivoluzione radicale: una chirurgia plastica per ravvivare la sua immagine. La “Super” cedeva il passo alla “Special“, rifinita con cura sia dentro che fuori. Il motore ricevette un’iniezione di potenza e i cavalli crebbero fino a 47, lo stesso numero presente nella versione coupé del 1965. La velocità massima ne trasse giovamento, raggiungendo quota 135 km/h. Un’accelerazione e una ripresa più decise ne sottolineavano la nuova vitalità.

I tecnici di Torino, a questo punto, implementarono i dischi all’avantreno, potenziando l’impianto frenante. Questo tocco servì a bilanciare la maggiore vivacità del modello, che si avviava lento ma inesorabile verso l’uscita di scena. Oggi, questa vettura emerge spesso nei raduni di auto storiche, un simbolo di un’epoca caratterizzata dalla motorizzazione di massa, un ricordo vivo e tangibile dei viaggi di un tempo.

Fiat 850
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