Il vicepresidente della Commissione Ue: reprimere le Ong green è “perversione”

Il vicepresidente esecutivo per una transizione pulita, equa e competitiva, Teresa Ribera, attacca chi critica le Organizzazioni non governative green.
teresa ribera

Un gruppo Ppe di centrodestra respinge le norme ambientali (bando auto termiche incluse, con obbligo di vetture elettriche) e critica i finanziamenti alle Organizzazioni non governative verdi: c’è una recente proposta dell’eurodeputato francese di estrema destra Jordan Bardella di affondare il Green Deal. Di recente, a Bruxelles si è parlato molto di limitare i finanziamenti dell’Ue concessi alle Ong ambientaliste per fare lobbying. Il 22 gennaio 2025, inoltre, l’olandese De Telegraaf riportava un’indiscrezione, parlando di una possibile montagna di denaro alle lobby Ue per spingere il Green Deal e quindi l’auto elettrica. Adesso, il vicepresidente esecutivo per una transizione pulita, equa e competitiva, Teresa Ribera, attacca: reprimere le Ong green è “perversione”, come riporta euractiv. Ecco qualche stralcio alla socialista spagnola Teresa Ribera, vicepresidente della Commissione: “È un grosso errore che va contro gli europei. Una delle cose più tristi a cui stiamo assistendo e che stiamo vivendo in questo momento è che ci sono alcune fazioni politiche che stanno usando le paure delle persone per andare contro le persone”.

Ong green

Che perversione

L’idea di imitare i finanziamenti dell’Ue concessi alle Ong ambientaliste per fare lobbying? “Penso che sia una perversione. Perché non si tratta di lobbying. Si tratta di sensibilizzare l’opinione pubblica e cercare di identificare dove potrebbero essere le difficoltà e le sfide. E penso che abbiamo bisogno di quello spirito critico”. Inoltre, “dire che non dobbiamo fare nulla perché le cose saranno magicamente risolte non è solo ingenuo, ma è anche economicamente e socialmente costoso e causa molta sofferenza”.

Ribera equidistante

Comunque, Ribera è equidistante. “In molte occasioni non mi piaceva quello che le Ong dicevano, o non ero completamente d’accordo. Ma era un modo molto democratico e sano di identificare i problemi”.

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