Si abbattono nuovi problemi sulla Commissione Europea, che viene già da un periodo non di certo facile circa la transizione ecologica. Negli scorsi giorni hanno tenuto banco le polemiche circa l’introduzione dello standard di omologazione delle emissioni Euro 7. Con 12 Paesi oppositori alla proposta, che dovrebbe entrare in vigore nel 2025 (più esattamente il 1° luglio), l’istituto avrà comunque la possibilità di dare attuazione alla legge. Tuttavia, il rischio concreto è di sollevare diverse critiche tra gli Stati.
La Polonia protesta contro il bando delle auto endotermiche: si appellerà alla Corte di Giustizia
Il clima era già teso per via della storica decisione relativa al 2035. Allora, lo ricordiamo, scatterà il bando delle vetture a combustione interna. L’unica eccezione è rappresentata dagli e-Fuel, reclamati a gran voce e ottenuti dalla Germania. Nel frattempo, l’Italia ha cercato di strappare il via libera in merito ai biocarburanti. Eppure, a dispetto delle sensazioni positive del Governo Meloni, non è giunta la tanto attesa fumata bianca. Ciò ha dato inizio a una serie di malumori, che ora proseguono con la manifestazione di dissenso da parte della Polonia.
Il ministro dell’Ambiente, Anna Moskwa, ha ammesso, in nome dell’esecutivo rappresentato, che verrà battuta ogni strada possibile contro lo stop delle macchine endotermiche. Il canale che cercheranno di chiamare in causa sarà la Corte di Giustizia europea, l’organo giudiziario numero uno dell’Ue.
Si potrà dire tanto su Varsavia, ma un punto è inopinabile: la contrarietà alle manovre legislative l’aveva espressa in molteplici occasioni precedenti. Senza mai perdersi d’animo, pensa di proseguire la battaglia, a costo di inimicarsi qualcuno dell’ente comunitario.
Il nuovo regolamento proprio non la convince, poiché mancherebbe di considerare l’impatto sociale e industriale del provvedimento. Non ha gradito nemmeno il “sì” agli e-Fuel, bramato da Berlino. Moskwa ha bocciato questo e altri passaggi del pacchetto Fit for 55. Ora presentano in veste ufficiale il reclamo, in attesa di riscuotere il consenso di ulteriori Paesi membri.