Lamborghini Espada: il primo “toro” di serie a 4 posti

Lamborghini Espada
Foto Lamborghini

La Lamborghini Espada fece il suo debutto in società al Salone dell’Auto di Ginevra del 1968. Questa coupé, dalle linee insolite, ha introdotto la casa di Sant’Agata Bolognese nell’universo dei modelli a quattro posti, con riferimento alla gamma commerciale. Nei suoi 10 anni di produzione prese forma in 1226 esemplari, prova tangibile del successo di mercato raccolto.

Guardandola, colpisce l’originale trattamento stilistico, frutto dell’estro creativo di Marcello Gandini per Bertone. Stiamo parlando dello stesso autore del design di modelli iconici e leggendari come la Miura e la Countach, giusto per restare nel territorio del “toro”. Molto bassa e generosamente dimensionata, la Lamborghini Espada garantisce un sorprendente spazio a bordo per i quattro passeggeri. Le ampie superfici vetrate concorrono al senso di luminosità che si respira nell’abitacolo.

Tre le serie in cui il modello ha preso forma. La prima sbocciò in 176 unità, fino al mese di gennaio del 1970. La seconda prese forma in 578 esemplari, fino al 1972. La terza ed ultima serie accompagnò la GT al suo congedo, avvenuto nel 1978, dopo la costruzione di altre 472 vetture.

Ad alimentare le danze della grossa coupé della casa emiliana provvede un motore V12 da 4.0 litri di cilindrata, disposto in modo longitudinale anteriore. Questo cuore, dotato di doppio albero a camme in testa, viene irrorato da abbondanti abbuffate di ottani grazie a 6 carburatori Weber. La potenza balla da 325 a 350 cavalli, a seconda della serie e delle specifiche. Notevole il quadro prestazionale, ben testimoniato dalla velocità massima di circa 250 km/h.

La Lamborghini Espada è stata la prima auto del “toro” ad essere offerta, a richiesta, anche nella versione con il cambio automatico. Naturale evoluzione della concept car Marzal, nacque dal desiderio di Ferruccio Lamborghini di ampliare la gamma con una vera quattro posti. Appariscente come ogni auto dello stesso marchio, onorava al meglio lo spirito delle granturismo italiane, unendo il piacere delle lunghe trasferte alle emozioni di una supercar. Una difficile quadratura del cerchio, ben riuscita.

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