La Lancia Beta Coupé fu lanciata nel 1973. Era la versione sportiva della gamma da cui prendeva il nome. Il suo stile non lasciava indifferenti, per la carica di personalità infusa dal suo autore: Piero Castagnero, che aveva già firmato la Fulvia Coupé. La gente apprezzò il design della carrozzeria, il cui gradimento fu trasversale. Buoni i volumi di vendita messi a segno, con 10.468 esemplari consegnati. La cifra non sbalordisce in senso assoluto, ma in quegli era rilevante per una vettura dall’indole sportiva.
Notevole l’aggressività del muso, che sembrava pronto a mordere l’asfalto. Quando si vedevano i suoi quattro fari negli specchietti retrovisori veniva naturale lasciare libera la corsia di sorpasso. La coda, alta e geometrica, era coerente col resto dell’esecuzione stilistica. Il profilo laterale slanciato dava il senso del dinamismo, con una buona interpretazione del tema, anche se la vista più seducente, a mio avviso, era quella di 3/4 anteriore. Lì emergeva meglio la sua presa scenica.
Specifico il trattamento dell’abitacolo, completamente diverso da quello della berlina con lo stesso nome. Le architetture volumetriche e grafiche avevano un taglio ad hoc, intonato alla vocazione del modello. Pur essendo un’auto pensata per il piacere di guida, le finiture non erano trascurate. Anzi, risultavano di buon livello. Pure il comfort sorprendeva favorevolmente, rispetto alla natura dell’auto.
Inizialmente, sotto il cofano anteriore, si poteva scegliere di avere un motore da 1592 centimetri cubi di cilindrata, con 109 cavalli all’attivo, o un motore da 1756 centimetri cubi di cilindrata, con 119 cavalli al servizio del pedale del gas. Entrambi bialbero e a quattro cilindri. Nel 1975 giunse la seconda serie della Lancia Beta Coupé.
L’unità propulsiva più piccola venne “ridimensionata” a 1585 centimetri cubi, con 100 cavalli di potenza, mentre il cuore più grosso (quello da 1.8 litri) lasciò spazio a un motore da 1.995 centimetri cubi, senza benefici sulla potenza massima, che rimase di 119 cavalli. Quest’ultima versione era riconoscibile esteticamente per alcune piccole modifiche. A segnare veramente la differenza, sul piano visivo, erano i fari anteriori diversi, ora coperti da un unico vetro.
Nel 1976 giunse la versione da 1297 centimetri cubi, con 82 cavalli di potenza, battezzata 1300 Coupé. Qui i gruppi ottici erano privi di carenatura, mentre la mascherina e le cornici delle finestrature erano nere. Due anni dopo, ovvero nel 1978, avvenne il debutto della terza serie della Lancia Betà Coupé, con un’unificazione stilistica della gamma. Su tutti i modelli la calandra utilizzata era quella della 2000, da cui discendeva anche il rialzo del cofano motore. Quattro i fari anteriori, con cornice nera. La meccanica rimase immutata, mentre nell’abitacolo furono apportate alcune significative modifiche, per rendere il quadro più in linea coi tempi.
Nel 1981 giunse un restyling esterno, con mascherina diversa e spoiler sul cofano posteriore. Qui, l’unità propulsiva da 1297 centimetri cubi fu sostituita da un’altra da 1367 centimetri cubi. Positivi i riflessi sulla potenza, passata a 84 cavalli. Il motore da 2 litri fu dotato di iniezione elettronica. La potenza trasse qualche vantaggio, crescendo a 122 cavalli. Ancora più muscolare la Beta Coupé Volumex da 1995 centimetri cubi, nata qualche tempo dopo, per insediarsi al top di gamma. Qui, grazie al compressore volumetrico Roots, il serbatoio energetico “volava” a ben 136 cavalli. Fu il canto del cigno.