Lancia Thesis: una valida berlina premium senza gloria

Lancia Thesis
Foto Lancia

C’è un’ombra di malinconia che avvolge la Lancia Thesis, un’auto non presa di mira dai riflettori del mercato, nonostante le grandi virtù. A volte, nella vita, il coraggio non viene premiato, come nel caso del modello in esame, la cui storia di bellezza è rimasta incompresa. Il suo debutto avvenne al Salone di Ginevra del 2001, quando il mondo fu introdotto a questa creazione di raffinatezza italiana.

La Lancia Thesis, giunta sul mercato nel 2002, non riuscì a sfondare: le appena 16 mila unità vendute stanno a dimostrarlo. Eppure portava con sé un carisma unico, un’eleganza intramontabile. Le linee curve e decise della sua carrozzeria erano una dichiarazione di classe e raffinatezza. Ad esse il compito di incorniare, con le note della Dolce Vita, un abitacolo spazioso e confortevole, grazie anche alle generose dimensioni.

Per la sua natura di ammiraglia del marchio, la Lancia Thesis si stagliava con maestosità sulle strade. Il merito del design esterno va a Mike Robinson, che fece un lavoro eccellente, miscelando il classico al contemporaneo, senza soluzione di continuità. Una vera magia. Purtroppo, all’epoca, il pubblico non riuscì a cogliere la forza geniale del suo linguaggio, contribuendo al modesto successo commerciale del modello.

Rispetto alla K, che andò a sostituire, la Thesis era di un altro pianeta in termini di classe, ma non bastò a farla entrare nel cuore della gente o, quantomeno, dei potenziali acquirenti. La colpa, tuttavia, era da imputare prevalentemente al prezzo di listino allineato a quello della più celebrate vetture premium tedesche, con la loro reputazione di affidabilità, qualità costruttiva e tenuta del valore commerciale. Peccato: la storia poteva andare in modo completamente diverso e migliore. Ben altri risultati erano alla sua portata.

Lancia Thesis
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La Lancia Thesis condivide il suo DNA con la concept car Dialogos. Il legame è evidente nei tratti e nell’armonia espressiva della sua carrozzeria. Gli interni, firmati da Flavio Manzoni, l’artefice di design delle moderne Ferrari, erano un esempio di gusto sopraffino. Con rivestimenti in pelle, l’abitacolo si trasformava in un autentico salotto, dove ogni viaggio era un’esperienza di lusso e comfort.

Sul pianale sviluppato appositamente per essa, che contribuì all’innalzamento dei costi produttivi, rendendo meno appetibile il prezzo di listino, trovavano accoglienza diversi motori. Al momento del lancio erano disponibili tre cuori a benzina: il 2.0 Turbo Soft 20V a cinque cilindri da 185 cavalli, il 2.4 aspirato a 20 valvole e cinque cilindri da 170 cavalli e il 3.0 aspirato V6 a 24 valvole da 215 cavalli, noto come il motore “Busso”. Inoltre, c’era una variante diesel common rail 2.4 JTD a 10 valvole da 150 cavalli, con turbocompressore a geometria variabile.

Nel 2003, questo motore diesel fu sostituito dal nuovo 2.4 Multijet a 20 valvole da 175 cavalli, portati a 185 cavalli tre anni dopo. Nel 2004, l’unità a benzina da 3.0 litri lasciò il posto a un V6 da 3.2 litri da 230 cavalli, la scelta più esclusiva per questa ammiraglia. Le prestazioni erano notevoli, con uno sprint da 0 a 100 km/h in 8,8 secondi e una velocità massima di 240 km/h. E le sonorità del propulsore erano una sinfonia gradevole e rotonda.

La Lancia Thesis è stata una vettura di grande personalità, una combinazione di stile, lusso e innovazione che il mondo non ha saputo apprezzare al momento giusto. Oggi, finalmente, possiamo guardarla con occhi nuovi e riscoprire il suo fascino intramontabile.

Lancia Thesis
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