La sinistra verde dell’Unione europea si è gettata a corpo morto nell’avventura dell’auto elettrica. Ma ora arriva la disoccupazione crescente. Che porta tensioni sociali fortissime. Quando dai tagli annunciati si passerà davvero alle sforbiciate, per Bruxelles saranno dolori. Adesso, non sa come uscire dall’incubo auto elettrica. Anche per questione d’immagine, non ha il coraggio di dire: “Sì, abbiamo fatto una fesseria epocale, ci siamo consegnati alla Cina”. Allora fa qualcosina ina ina. Cosa vuole la Germania, regina dell’Ue? Gli e-fuel.
Neutralità tecnologica: Berlino gode
Allora Ursula von der Leyen fa delle aperture alla neutralità tecnologica per affrontare la decarbonizzazione. Per la transizione ecologica dell’auto. Ossia dice sì agli e-fuel spinti dalla Germania. Ma allora in questo modo non è più full electric totale, non è elettrico al 100%. Politicamente, si cercano parole giuste per non fare brutte figure. Il presidente della Commissione europea ha inviato a tutti i neo commissari una lettera per indicare gli obiettivi. Per Wopke Hoekstra, responsabile dell’Azione per il Clima e quindi di molti obiettivi del Green Deal, il compito di garantire “un approccio tecnologicamente neutrale”.
Ma quale Unione? Povera Italia
Quindi, i carburanti sintetici avranno un ruolo chiave da giocare, attraverso un emendamento al previsto regolamento sugli standard di emissioni di CO2 di auto e veicoli commerciali, come parte della revisione in programma. L’Ue è un variegato gruppetto di staterelli: ognuno vuole raccattare qualche vantaggio in più dell’altro. C’è la torta, e ogni governo punta alla fetta più grande. Siccome la Germania bullizza tutti, si pappa la più gran parte. La povera Italia, che voleva i carburanti bio, neppure è stata ascoltata. Bullizzata da Berlino e i suoi compari. L’auto elettrica butta giù le braghe alla disunione europea.