Le 5 auto che dimostrano che ‘rarità’ non fa rima con ‘collezionabilità’

Un “classico moderno” è un modello prodotto negli ultimi 25 anni che ha fatto, in qualche modo, scalpore e che si impone quasi come un simbolo del settore automobilistico. Ci sono auto che, invece, sono diventate leggendarie per la loro rarità, per la propria bellezza “nascosta” dagli anni, dalla produzione limitatissima e dalle scelte del mercato. Alcune auto, però, sono rare perché semplicemente non hanno avuto successo e la loro rarità non vuol dire necessariamente “collezionabilità”.

La legge che fa corrispondere la rarità a un alto valore non è sempre esatta e corretta. Per impressionare i collezionisti non ci vuole solo un oggetto che hanno in pochi, ma un oggetto bello che hanno in pochi. Ecco alcune auto che, seppur diventata effettivamente “rare”, non sono entrate nel mondo del collezionismo come quella legge incrollabile stabilisce.

Prodotta tra il 2003 e il 2008, Jaguar S-type R

auto rare Jaguar

Il suo V8 sovralimentato da 4,2 litri rende la guida decisamente divertente e il suo aspetto retrò la rende piuttosto affascinante. Si distingue nettamente rispetto alle concorrenti dei primi anni Duemila. Purtroppo è risultata da subito obsoleta rispetto a una E60, o una M5 con motore V10. Chiunque ha avuto a che fare con questo modello sa anche che questa Jaguar ha l’irresistibile voglia di andare in officina per la manutenzione.

Prodotta tra il 1999 e il 2002, Ford Cougar

auto rare Ford

Questa Ford che deve il suo nome alla Mercury Cougar, la muscle car celeberrima negli Stati Uniti, non ha colpito chi era in cerca di divertimento. Il pubblico al quale era destinata non è stato particolarmente entusiasta. Si è trattato di un tentativo di realizzare una coupé sportiva che riprendesse i fasti della cara vecchia Ford Capri. Per la prima volta in quasi 40 anni Ford aveva deciso di uscire fuori dalla “clonazione” che la stava condannando a inseguire o accontentare altri marchi. La Cougar sviluppava 170 cavalli da un V6 da 2,5 litri, facendone più una stranezza che una bellezza.

Prodotta tra il 1992 e il 1994, Mazda MX-3 GS

Il portellone posteriore più strano di tutti gli anni Novanta ce l’ha lei, la MX-3 GS. Un tenero V6 da 1,8 litri capace di sviluppare 130 cavalli faceva viaggiare questa strana Mazda creata ad hoc per accontentare speciali normative giapponesi. Alcune seccature fiscali colpivano qualunque cosa si spostasse con un motore da 2,0 litri in su, così la MX-3 GS è stata capita ancora meno in America. Rispetto alle coupé Toyota e Honda, questa Mazda non ha avuto seguito e mercato.

Prodotta tra il 1995 e il 1999, BMW 318Ti

Una coda posteriore ancora più corta di quanto già non fosse? È quello che è successo alla Serie 3, in particolare nel caso della BMW 318Ti. Questo modello non solo presentava un motore meno potente della normale Serie 3, ma aveva anche il design più brutto del marchio tedesco. Discreto successo in Europa, totale fallimento in America, terra delle berline allungate, e di brutto. 

Prodotta tra il 2002 e il 2008, Mercedes-Benz C230

Mercedes-Benz, inseguendo il bizzarro “esempio” della BMW di accorciamento delle code, ha prodotto qualcosa di simile con la sua coupé, la C230 Kompressor, arrivata poco dopo la 318Ti. Con una linea che evidenzia una sorta di “cintura” inclinata e un quattro cilindri in linea, la C230 non prometteva benissimo. Il motore è stato poi sostituito con un altro più potente ma è stato generatore di problemi per migliaia di proprietari. Il mercato dell’usato si è improvvisamente riempito di C230 Kompressor. La poca personalità e lo spettro di costose manutenzioni hanno impedito al modello di spiccare il volo, nonostante un prezzo contenuto.

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