Le Ferrari di Ferruccio Lamborghini e quel problema alla frizione

Ferrari 250 GT SWB
Una Ferrari 250 GT SWB

La nascita delle auto Lamborghini fu la conseguenza di uno screzio tra Ferruccio Lamborghini ed Enzo Ferrari. Il primo era un ricco produttore di trattori con le GT nel sangue. Ogni tanto si concedeva qualche “rossa“, in ossequio all’amore per il marchio del “cavallino rampante”. La frizione della sua Ferrari 250 GT 2+2, però, lo deluse, a causa della sua cedevolezza. Così Ferruccio si rivolse al Commendatore, cui espresse il suo disappunto. L’uomo forte di Maranello non gradì, imputando la colpa al cliente.

A quel punto Lamborghini andò via, promettendogli la costruzione di automobili a sua firma. Così fece. Uno dei colpi migliori fu la Miura, che fece dormire delle brutte notti a Enzo Ferrari. Ma quali “rosse” possedette Ferruccio Lamborghini? Imprecisato il loro numero. Tre, però, sono note.

Fra le creature di Maranello nel suo garage ci fu una 250 GT Coupé Pininfarina, primo prodotto a matrice più industriale della casa del “cavallino rampante”. L’esemplare era della seconda serie. Ad animarne la danze provvedeva un motore V12 da 3.0 litri di cilindrata, disposto in posizione anteriore, che sviluppava una potenza massima di 240 cavalli a 7000 giri al minuto. Il pilota ne gestiva le dinamiche col supporto di un cambio manuale a 4 rapporti. La velocità massima si spingeva nel territorio dei 250 km/h.

Poi fu il turno della 250 GT 2+2 Pininfarina, l’auto dello screzio con Enzo Ferrari. Questa vettura (nota come GTE nel mercato USA) era a quattro posti. Anche qui i buoi si trovavano davanti al carro. Cuore pulsante del modello era un motore a 12 cilindri da 3 litri di cilindrata, con 240 cavalli all’attivo, espressi a 7000 giri al minuto. Questa coupé poteva spingersi oltre la soglia dei 230 km/h.

Regina fra le “rosse” possedute da Ferruccio Lamborghini fu però una 250 GT Berlinetta passo corto, nota a tutti come SWB (acronimo di Short Wheel Base). Si tratta di una delle auto più belle e carismatiche di tutti i tempi. Un’opera d’arte assoluta della casa di Maranello. In lei si condensa l’essenza del mito del “cavallino rampante”. Basta guardarla per innamorarsene, ma la magia è soprattutto sotto la pelle. Il suo motore V12 da 3 litri di cilindrata, con 240 cavalli nella versione stradale e 280 cavalli in quella da gara, è poesia allo stato puro.

La SWB era un vettura versatile, anzi una regina di versatilità. Poteva danzare con armonia fra i cordoli del circuito di Silverstone e sfilare con nonchalance nelle vie della “Dolce Vita”, catalizzando l’attenzione di tutti. Lunghissima la lista dei suoi successi in gara.

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