Dei modelli segnano in maniera indelebile la loro epoca di appartenenza e, anche a distanza di decenni, se ne fa un gran parlare. Senza voler nulla togliere a loro, hanno avuto il demerito (per così dire…) di mettere in ombra delle rivali, altrettanto accattivanti. Sembravano avere il pacchetto completo per diventare delle best seller. Tuttavia, non sono mai riuscite a imporsi, relegate nelle retrovie, malgrado i fini intenditori le conoscano. Andiamo a scoprire (o a riscoprire) le sette auto più sottovalutate degli anni Novanta. Probabilmente in alcuni di voi evocheranno degli splendidi ricordi, di quando eravate ragazzi o bambini e tutto appariva migliore.
Anni Novanta: le sette auto più sottovalutate
La sesta e ultima generazione della coupé Honda Prelude, uscita verso la fine del secolo scorso, chiuse una serie di successo, basata sulla Accord. Il motore VTEC (una primizia per l’epoca) sviluppava una potenza di 200 cavalli circa.
Se pensiamo alla Puma odierna ci viene in mente un suv. In passato, però, era una coupé e la Ford Racing Puma era molto divertente da guidare, frutto della collaborazione stretta con Yamaha per quanto riguarda il motore.
Tra le Porsche non apprezzate quanto avrebbero meritato citiamo la 968 ClubSport. Con i suoi 250 CV era secondo l’ex pilota rally Walter Röhrl l’esemplare numero uno della gamma a livello di dinamica.
Quando vengono menzionate le Volvo di punta, difficilmente viene menzionata la 850R. Un vero peccato perché sotto il cofano di questa familiare ruggiva un motore a cinque cilindri, per uno scatto da 0 a 100 in appena 6,2 secondi.
Reperire una Volkswagen Corrado VR6 è al giorno d’oggi complicato. Eppure, raggiungeva picchi assoluti in termini di potenza e dinamica. Un tesoro.
Interni ben curati, trazione integrale, scatto bruciante: la Saab 900 Turbo valeva il prezzo del biglietto. Peccato che la clientela di allora non ne riconobbe a pieno le qualità.
La terza serie della Honda CR-X, denominata del Sol, occupò un posto nelle concessionarie dal ’92 al ’96. Il design accattivante e l’animo sbarazzino della due posti (convertibile da coupé a Targa) non furono abbastanza per sfondare.