O si rinviano di due anni gli obiettivi sulle emissioni delle nuove auto stabiliti dall’Unione europea, o l’industria si becca 15 miliardi di euro di multe: allarme Acea, costruttori. Motivo, il rallentamento del mercato delle elettriche rischia causa lo sforamento dei limiti delle emissioni. Mancano ancora gli altri ingredienti necessari alla transizione, con la conseguenza che la competitività Ue si sta erodendo. Soluzione, il ricorso all’articolo 122 dei trattati Ue, utilizzato a per la guerra in Ucraina e la pandemia Covid, così da ritardare di due anni gli obiettivi di emissioni di CO2 per il 2025. Con slittamento al 2027.
Cosa dice
L’articolo 122 dice che, fatta salva ogni altra procedura prevista dai trattati, il Consiglio, su proposta della Commissione, può decidere, in uno spirito di solidarietà tra Stati membri, le misure adeguate alla situazione economica. In particolare qualora sorgano gravi difficoltà nell’approvvigionamento di determinati prodotti, in particolare nel settore dell’energia.
Se uno Stato membro si trovi in difficoltà o sia seriamente minacciato da gravi difficoltà a causa di calamità naturali o di circostanze eccezionali che sfuggono al suo controllo, il Consiglio, su proposta della Commissione, può concedere a determinate condizioni un’assistenza finanziaria dell’Unione allo Stato membro interessato. Il presidente del Consiglio informa il Parlamento europeo in merito alla decisione presa.
No all’auto elettrica: porta solo disgrazie
Si consente al Consiglio Ue di concedere un’assistenza finanziaria dell’Unione a uno Stato membro che si trovi in difficoltà o sia seriamente minacciato da gravi difficoltà a causa di circostanze eccezionali che sfuggono al suo controllo. Quindi: l’auto elettrica che non vende è l’inferno improvviso. Cui porre rimedio con due anni in più in fatto di emissioni. Tanto per iniziare. Poi piano piano si abolisce la follia ideologica, il dogma che causa solo disoccupazione. In cambio, le batterie delle auto elettriche inquinano in modo folle. È il delirio.
Invece Stellantis, con le sue elettriche Leapmotor, è contraria: ora Tavares dice che quei limiti vanno rispettati, che è troppo tardi.