Se Trump piazzerà i dazi dal Messico, per Volkswagen sarà un guaio. Infatti, produce in terra messicana per esportare negli Usa. Con le tasse, le auto costeranno di più: addio a prezzi competitivi. Temendo le tasse, giustamente le Case lavorano sotto il profilo diplomatico. Il capo del Gruppo, Oliver Blume, ha affermato che la società continuerà a lavorare con la prossima amministrazione statunitense “in modo collaudato”. In particolare investendo oltre 5 miliardi di euro nel suo stabilimento di Chattanooga, Tennessee. Più altri 5 miliardi di euro in una joint venture con il produttore di veicoli elettrici Rivian.
Parte degli Usa
“Ci consideriamo parte della società statunitense”, ha detto Blume al Bild am Sonntag.
VW potrebbe affrontare complicazioni commerciali negli Stati Uniti. Alcune delle sue auto destinate alle Americhe sono prodotte in Messico e potrebbero, pertanto, essere soggette a tariffe separate quando vengono importate negli Usa. Le voci secondo cui il suo stabilimento di produzione di elettrici a Zwickau sarebbe stato trasferito negli Stati Uniti sono state per ora respinte.
States vitali per la Germania
Le esportazioni tedesche verso gli Stati Uniti sono ammontate a 80,7 miliardi di euro nel primo semestre del 2024. Ma le importazioni dagli Stati Uniti sono state di soli 46 miliardi. In gioco, il futuro di Berlino. Alle prese con una forte crisi economica e politica.

Mercedes: sono dolori
Il Ceo di Mercedes-Benz Ola Källenius ha detto che la sua azienda è attiva “negli Stati Uniti da oltre 100 anni”. Ed è “profondamente” radicata su entrambi i lati dell’Atlantico. In qualità di presidente dell’associazione dell’industria automobilistica Acea, il manager ha parlato di un “grande affare” che l’Unione europea avrebbe dovuto raggiungere con Trump. “Ogni volta che una regione economica adotta lo strumento ottuso di aumentare semplicemente i dazi, soffoca la crescita”, ha affermato.
Ottimismo sui dazi
BMW e DaimlerTruck hanno risposto in modo simile alle domande dei media sull’amministrazione Trump, esprimendo un sostegno generale al libero scambio. E ottimismo sul fatto che i dazi saranno evitati. Mentre entra in quello che probabilmente sarà il suo terzo anno di recessione, la Germania spera nel meglio ma si prepara anche al peggio. Infine, l’ambasciatore tedesco negli Stati Uniti, Andreas Michaelis, ha avvertito Berlino di aspettarsi “la rottura dell’ordine politico stabilito e delle strutture burocratiche” negli Stati Uniti.