Vero che l’auto elettrica è un’assassina, in quanto sta uccidendo il settore in Europa: la politica Ue ha dimenticato di creare un’infrastruttura adatta. Ma non è vero che l’auto elettrica ha ammazzato il produttore di batterie Northvolt. In realtà, la società svedese ha bucato gli obiettivi di produzione. Restando indietro, non ha incassato il dovuto. Perdendo pure la commissione BMW. Che a giugno ha cancellato una commessa da due miliardi di euro. Restano come principali committenti Scania, Porsche e Audi. Pertanto, se la domanda di full electric scende, comunque la colpa della crisi di chi fa batterie non è imputabile alle macchine elettriche: la richiesta di mercato e quindi dei costruttori resta sufficiente.
Ristrutturazione in tre mosse
Uno. Pochi giorni fa, nell’ambito di un progetto di ristrutturazione aziendale, sono state licenziate 1.600 persone. Addirittura un quinto della forza lavoro complessiva.
Due. La dirigenza ha chiuso uno stabilimento.
Tre. Limitato la produzione in un altro.
Istanza per accedere al Chapter 11
Secondo la Reuters, Northvolt ha fatto istanza per accedere al Chapter 11 della legge fallimentare degli Stati Uniti: una sorta di amministrazione controllata. Per una procedura di riorganizzazione.
Altro che 100 mila
In teoria, ammontavano a 100 mila le celle settimanali previste nel piano “Path to 100k”. Ma tra agosto e novembre 2024 le batterie prodotte in sette giorni sono state 51 mila, in media. Nella settimana del 10 novembre, 26 mila. “Questo è un settore molto difficile, ma nel corso dell’anno abbiamo fatto molti passi avanti e oggi riusciamo a rispettare, di settimana in settimana, le richieste dei clienti”, sostiene l’azienda.