Nel 1974 avvenne la clamorosa successione della prima generazione di Ford Mustang con, appunto, la Mustang II con un aspetto più economico e sempre muscoloso. Anche se si inseriva bene per i tempi in cui è arrivata, il mondo automobilistico non ha mai perdonato Ford. Fu allora che la General Motors schierò un diretto concorrente per la Mustang II, la Chevrolet Monza del 1975, andando a “sostituire” la mitica Camaro. Della Monza, però, si sa ancora di meno della tanto vituperata Mustang II.
La metà degli anni Settanta è quel periodo in cui negli Stati Uniti si iniziavano a inacidire le muscle car e a ridurne la potenza. Certamente, i nuovi standard di legislazione federale sulle emissioni e sui paraurti facevano la loro grossa parte. Quegli anni furono anche gli ultimi scampoli per icone come la Plymouth Barracuda o la Challenger.
La messa in discussione della Camaro in Chevrolet coincise con l’arrivo di una piccola auto sportiva, quella che John DeLorean chiamava “la Vega italiana”. Le riviste dell’epoca ipotizzavano che General Motors stesse progettando di sostituire la Camaro con una nuova utilitaria ma nel 1975 venne annunciato il modello chiamato “Monza” (nome ufficiale).
Si trattava di un’elegante fastback con richiami Ferrari, ovviamente, dell’epoca. Aveva quattro fari anteriori, due sottili fessure per griglia e un rivestimento in plastica flessibile al paraurti. Dimensioni simili alla Ford Mustang II, leggermente più lunga e più stretta. Era dotata di un quattro cilindri da 2,3 litri con un carburatore a due cilindri per un totale di 87 cavalli. Successivamente arrivò anche il V8 ma con una potenza di soli 110 cavalli.
Sulla scia della crisi del carburante del ‘73, dovette sparire il programma di realizzazione di un motore rotativo quell’autunno. Un duro colpo sia per American Motors che per GM. Nel botta e risposta tra Chevrolet e Ford, nel 1975 arriva la tre volumi della Monza chiamata ‘Town Coupé’, inseguendo la fortunata coupé Mustang Ghia. Sulle prestazioni, però, non poteva esserci partita: la Mustang impiegava 9,6 secondi per arrivare a 100 km/h contro i 12,6 della Monza. Le stesse pubblicità nel 1977 riconoscevano il difetto, affermando: “C’è di più nella guida oltre alla velocità”.
La Monza fu comunque un discreto successo. Al primo anno, le vendite ammontarono a poco più di 136 mila esemplari, lontane dai 190 mila esemplari della Ford. La Monza sarebbe rimasta nella gamma Chevrolet per soli sei anni, interrotta nel 1980 per far posto alla Cavalier. Durante l’evoluzione del modello, guadagnerà un motore V6 oltre che un allestimento speciale “Spyder”.
La Monza dunque arrivò con il preciso intento di “asfaltare” la sua concorrente, la Mustang, presentandosi come nuova auto sportiva per una nuova era. Come fece la Mustang ma senza tutto quel background leggendario. Pur scontrandosi con una Mustang quasi odiata, Chevrolet perse il confronto e con grande distacco.