Sapete da che modello provengono i fanali della Lamborghini Countach?

Lamborghini Countach
Image by ntnvnc from Pixabay

Guardando una Lamborghini Countach si viene travolti da un vortice emotivo che, a volte, impedisce di concentrarsi sui dettagli. Gli occhi, totalmente presi dall’aspetto marziano del modello, faticano a posarsi sui singoli elementi che lo definiscono. Ai più attenti, però, non sfugge che i fanali posteriori dell’iconica supercar emiliana sono perfettamente uguali nel disegno a quelli dell’Alfa Romeo Alfetta. In effetti sono gli stessi della prima serie di quest’ultima.

Non è stato un furto ordito dal “toro” ai danni del “biscione” e non si può neppure parlare di una caduta di stile. In passato era invalsa l’abitudine di utilizzare componentistica di grande serie sulle auto sportive più esclusive, prodotte in piccoli numeri, per la difficoltà di ottenere pezzi specifici in tirature ridotte dai grandi produttori di accessori. Ancora oggi, seppure in modo meno radicato, la tendenza va avanti. Con i progressi nella stampa 3D questa prassi dovrebbe andare definitivamente in archivio.

Tornando al passato, non sono poche le auto sportive ad utilizzare componentistica di modelli meno blasonati. Qui ci stiamo occupando di Lamborghini, ma anche Ferrari ed altri costruttori hanno percorso la stessa strada. Un fatto diffuso e trasversale fra i marchi di fascia alta. A volte il travaso ha riguardato i comandi devioluci, a volte i pulsanti, a volte altro.

Lamborghini Countach
Foto Lamborghini

La Countach, come dicevamo, montava i fanali posteriori dell’Alfa Romeo Alfetta prima serie, ma privi di cornici cromate. Il loro uso non ha pregiudicato nemmeno in minima parte lo splendore di questo capolavoro firmato da Marcello Gandini. Non è l’unico dettaglio giunto dal mercato “plebeo”: anche la maniglia interna di apertura delle scenografiche portiere, nascosta alla vista, era di provenienza popolare, essendo la stessa della Fiat 126 e di altre auto della casa torinese.

Alfa Romeo Alfetta
Foto Alfa Romeo

Persino la Miura aveva delle connessioni con auto molto meno nobili: i fari anteriori, i fanali posteriori, il pulsante di apertura delle porte dall’esterno e la leva di apertura delle stesse dall’interno giungevano dalla Fiat 850 Spider. Nulla di cui scandalizzarsi: capitava con una certa frequenza sulle auto più esclusive, per motivi di forza maggiore.

Questo non sminuisce minimamente il valore di simili capolavori, a meno che non si vogliano usare dei piccoli dettagli, come una sorta di pelo nell’uovo, per criticare ciò che non si può avere. Sarebbe un atteggiamento di bassa lega, destinato a svanire rispetto allo splendore di capolavori come la Lamborghini Countach che, insieme alla Miura, ha rappresentato la spina dorsale della leggenda del marchio di Sant’Agatata Bolognese.

Si tratta di una delle creature a quattro ruote più sorprendenti del 20° secolo. Impossibile resistere al richiamo delle sue seduzioni. Del resto, stiamo parlando di una delle supercar col maggior appeal di sempre. Il look da astronave stordisce i sensi e diventa ancora più incisivo con il vistoso alettone posteriore, la cui funzione è solo estetica, non producendo alcun vantaggio sul piano della deportanza. Però ci vuole, perché fa parte del suo DNA di auto estrema e stravagante.

I poster della Countach hanno riempito le case di molte persone. Qualcuno è riuscito a comprare il modello reale, ma è stato un privilegio riservato a pochi eletti. Beati loro, nonostante i fanali dell’Alfa Romeo Alfetta prima serie. Alla faccia dei detrattori!

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