Non si parla sempre e solo del prezzo della benzina (o del gasolio, a seconda dell’esigenza). A destare preoccupazione, infatti, è la possibilità di uno sciopero dei benzinai per richiamare l’attenzione sulla qualità e la regolamentazione dei contratti dei grandi distributori. Il prossimo 14 novembre, infatti, potrebbe rappresentare una svolta per la rete dei distributori di carburante italiani.
I vertici di Faib, Fegica, e Figisc/Anisa, ovvero le principali associazioni che tutelano i lavoratori nei distributori, i benzinai, hanno convocato una riunione per discutere la possibilità di uno sciopero nazionale. Perché arriva questa mobilitazione?
Il clima è particolarmente teso. Le associazioni lamentano una diffusione incontrollata di contratti d’appalto a breve termine che, secondo loro, mettono in seria difficoltà i gestori, per una crescente precarietà in un settore già complesso. Le compagnie petrolifere, parlando di Eni in primo piano, ovviamente, sono accusate di operare senza rispettare le normative vigenti, sostituendo i gestori tradizionali con “appaltisti”, figure lavorative subordinate con contratti brevi e facilmente soggette a pressioni economiche.
Le associazioni che proveranno a fissare uno sciopero nazionale sottolineano che tale situazione non riguarda solo la tutela dei diritti dei lavoratori, ma rappresenta anche una questione di legalità e rispetto delle normative nazionali.
A ottobre dell’anno scorso, il Parlamento italiano ha votato all’unanimità alcune risoluzioni che mirano a riorganizzare il settore e a rendere effettive le leggi già presenti. Le stesse associazioni, tuttavia, lamentano una mancata vigilanza da parte degli organi preposti. Il Governo ha comunque promesso un’ulteriore revisione del disegno di legge di riforma e alla riunione del 14 novembre, Faib, Fegica, e Figisc/Anisa valuteranno se sia il caso di programmare un primo sciopero per richiamare l’attenzione pubblica su un problema che coinvolge lavoratori del settore, di conseguenza anche i consumatori e la qualità del servizio.
Le modalità di contrattualizzazione delle grandi compagnie lamentate dalle associazioni non aiutano a garantire una rete di distribuzione affidabile e sostenibile. “Non possono essere presi in considerazione solo gli interessi delle grandi compagnie, trascurando chi opera sul territorio”, affermano in buona sostanza le sigle di categoria.