Parla il veterano Hans Dieter Pötsch, presidente del Gruppo VW: i decisori politici Ue hanno fissato ambizioni climatiche difficili. Senza riflettere a fondo sui passaggi necessari per arrivarci, dice Automotive News. Di qui l’esortazione: modificare gli obiettivi sulle emissioni e a fornire chiarezza all’industria automobilistica. Ha ragione? Sì. Ma la richiesta arriva tardi. I top manager, compatti, avrebbero dovuto fronteggiare subito la follia ideologica di Bruxelles, tanti anni fa. Adesso, difficile persuadere i burocrati verdi, che hanno la cambiale in mano con certi elettori: se li deludono, perdono consenso. Meno potere e meno possibilità di manovrare dal Belgio.
Crisi VW
Intanto, VW pensa ai tagli di posti di lavoro e alle chiusure di fabbriche senza precedenti in Germania. Il veterano VW, che ha stretti legami con la famiglia proprietaria della Porsche-Piëch, dice: “La mobilità elettrica è il futuro della mobilità individuale ma, e non lo sottolineerò mai abbastanza, i politici hanno dato obiettivi all’industria senza che le infrastrutture necessarie fossero disponibili e senza considerare se i clienti fossero con noi”. Ci sono poche colonnine. E lente, scomode.
La Germania trema
Pötsch supervisiona VW in un momento di sconvolgimenti per l’industria automobilistica tedesca, che sta lottando con costi elevati e una concorrenza più agguerrita da parte di Tesla e delle case automobilistiche cinesi guidate da BYD e SAIC. Martedì VW ha eliminato le tutele occupazionali vecchie di tre decenni in Germania dopo aver avvertito la scorsa settimana che potrebbe dover chiudere per la prima volta gli stabilimenti nella più grande economia europea.