Volkswagen in Cina dice addio allo Xinjiang: cosa c’entrano i diritti umani degli Uiguri

Volkswagen cancella la sua presenza nello Xinjiang, regione cinese finita più volte al centro di accuse per le violazioni dei diritti umani degli Uiguri. 
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Cosa c’entrano i diritti umani con l’automotive? Volkswagen in Cina dice addio allo Xinjiang, regione cinese finita più volte al centro di accuse per le violazioni dei diritti umani degli Uiguri. Condivisibile la scelta dei tedeschi. Il ragionamento (da non sviluppare qui, dove si parla di mobilità) è tuttavia molto più complesso e articolato, andando a toccare tutta la nazione orientale, e gran parte del pianeta dove le minoranze sono in sofferenza.

Zero pressione

Da tempo, Wolfsburg era sotto pesanti pressioni per il suo coinvolgimento nell’area. Così, ha annunciato la vendita della fabbrica nella capitale Urumqi e di una pista di prova a Turpan alla Shanghai Motor Vehicle Inspection Center. Un guaio in meno, visto che ora fronteggia la signora Daniela Cavallo (sindacalista d’acciaio) per la questione tagli e chiusure in Germania.

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Le 18 novità

Il tutto rientra nel rinnovo della joint venture con la cinese SAIC (MG). Scatta l’estensione di queste “alleanza” dal 2030 al 2040. Obiettivo del Gruppo teutonico, un migliore posizionamento di mercato dei marchi Volkswagen e Audi. In arrivo 18 novità di cui 15 saranno sviluppati esclusivamente per il mercato cinese. Di queste: otto a batteria. Due nel 2026 sfruttando la nuova piattaforma Compact Main Platform. Poi tre modelli ibridi plug-in e, per la prima volta, due dotati di range extender. 

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