Se ne parla da diverse ore, Carlos Tavares ha annunciato ufficialmente le sue dimissioni dalla carica di CEO di Stellantis, il colosso nato dall’unione di FCA e PSA. Con la fine della “era Tavares” non finiscono di certo le grane per il Gruppo. L’uscita di scena del portoghese apre diversi interrogativi sull’erede, chiaramente, ma soprattutto sul futuro strategico dell’azienda, che potrebbe trovarsi di fronte a decisioni cruciali. All’orizzonte, infatti, potrebbero arrivare nuove fusioni o una riorganizzazione molto profonda.
Durante la guida di Tavares, Stellantis ha affrontato con non troppo successo il mercato europeo, ma con risultati esaltanti quello sudamericano, relativamente stabile. Le difficoltà sono state grandi nel far decollare le performance nei mercati americano e cinese. La transizione verso i veicoli elettrici rimane una sfida fondamentale, con numeri ancora lontani da quelli necessari per evitare pesanti sanzioni.

La gestione Tavares ha rappresentato un delicato equilibrio tra esigenze industriali e finanziarie, spesso condizionate da dinamiche politiche, specialmente in Francia. Il governo francese, azionista rilevante del gruppo, potrebbe spingere verso una fusione con un’altra azienda nazionale, come per esempio Renault. Una fusione del genere è stata già al centro di diversi “gossip” negli scorsi mesi e in passato.
Il futuro di Stellantis dipenderà dalle scelte del successore di Tavares, che potrebbe essere un manager interno, anche se Jean-Philippe Imparato ha già negato l’interesse. Si attende, dunque, l’arrivo di una figura di rilievo internazionale, come avvenuto in altre grandi aziende automobilistiche.
Un ulteriore fattore chiave è rappresentato dalle implicazioni legali e finanziarie legate alla disputa ereditaria della famiglia Agnelli-Elkann. Una sentenza sfavorevole a John Elkann potrebbe invalidare la fusione tra FCA e PSA del 2021, sostenendo che Elkann abbia utilizzato beni che, secondo i giudici, non gli appartenevano. Questo scenario aprirebbe una complessa partita giocata col diritto internazionale, coinvolgendo non solo la famiglia Peugeot e il governo francese, ma anche gli azionisti di Stellantis. Se non è questo il momento più buio della breve storia di Stellantis, si fatica a immaginarne uno diverso.

Alcuni analisti, a questo punto, ritengono davvero che una rapida fusione con Renault, supportata dal presidente Macron, potrebbe essere un’opzione per rafforzare il gruppo prima che possa arrivare un altro, ennesimo, scossone a “buttare giù” la struttura. Non c’è dubbio che in questo momento a Stellantis serva un leader di spessore internazionale per traghettare il gruppo e portarlo a consolidarsi come un attore globale ancora più solido.