Il Codice della Strada ha subito profonde modifiche, approvate in via definitiva questa settimana, con l’introduzione di nuove norme e sanzioni riguardanti anche la guida sotto l’effetto di stupefacenti. Anche se siamo davanti a una riforma piuttosto che a un “nuovo” codice, le modifiche sono sostanziali, soprattutto in relazione alle pene più severe e alle nuove modalità di accertamento di certi reati. In alcuni casi, però, con la riforma, si è sfociati nell’assurdo, toccando materie che vanno ben fuori dal Codice della Strada. Non mancano anche alcuni elementi della ratio iuris che risultano deficitari.
L’articolo 187 del Codice della Strada, quello di cui parliamo più nel dettaglio, riguarda la guida in stato di alterazione psico-fisica dovuta all’uso di sostanze stupefacenti. La norma stabilisce che chiunque guidi dopo aver assunto droghe o altre sostanze psicotrope può incorrere in una multa da 1.500 a 6.000 euro. Si può arrivare anche all’arresto da sei mesi a un anno e la sospensione della patente da uno a due anni. Se il reato viene commesso da neopatentati, conducenti professionali, o durante le ore notturne (tra le 22:00 e le 07:00), le sanzioni possono aumentare fino al 50%. In caso si causi un incidente, le pene vengono raddoppiate.
Una delle principali novità riguarda l’approccio alla prova dell’alterazione psicofisica. Il nuovo Codice elimina l’obbligo di dimostrare uno stato di alterazione visibile da parte del conducente. Ora, la semplice assunzione di stupefacenti (quindi anche a distanza di diverso tempo dall’effettivo utilizzo) è sufficiente per configurare il reato, indipendentemente dal fatto che la persona sembri o meno sotto l’effetto della sostanza.
Il reato “inseguito”, dunque, sembrerebbe a questo punto l’utilizzo delle droghe, non la guida in stato di alterazione. Una ratio, quindi, carente, dato che l’obiettivo della legge sarebbe quello di punire l’effettiva condizione pericolosa alla guida. Condizione che non si configurerebbe a distanza di oltre una settimana da un cosiddetto “spinello”, per fare un esempio.
Non importa se si tratti di sostanze leggere o pesanti. Anche l’uso di cannabis può comportare sanzioni severe, con multe, arresto e la confisca del veicolo in caso di condanna definitiva. Gli agenti di Polizia Stradale possono effettuare prelievi salivari sul posto per test tossicologici, utilizzando apparecchiature portatili certificate. Se l’esito è positivo o se il conducente rifiuta il test, gli agenti hanno la possibilità di ritirare la patente per 10 giorni. Il rifiuto, va chiarito, non costituisce un reato in sé, se non sussistono motivazioni sufficienti a condurre un test sul guidatore.
In definitiva, attraverso il Codice della Strada, la riforma Salvini starebbe sforando in un ambito ben diverso. Per questo motivo, un giudizio di illegittimità (eventualmente richiesto alla Consulta) potrebbe “depotenziare” la severità di questa particolare prescrizione descritta nell’articolo 187.