Il 2025 sta assumendo sempre di più i tratti di un vero e proprio incubo per le case automobilistiche. I produttori europei, infatti, sono già sotto pressione per rispettare le nuove normative sulle emissioni che entreranno in vigore il Primo gennaio. Le normative imposte dall’Unione europea, infatti, mirano a ridurre drasticamente l’inquinamento, ma incidono direttamente sull’industria automobilistica, con potenziali perdite in termini di lavoro e di profitto.
Il regolamento CAFE (Clean Air for Europe) obbliga i produttori a ridurre le emissioni medie delle loro auto a 93,6 grammi di CO2/km entro la fine del 2025, una sfida enorme per i marchi automobilistici. In poche parole servirà spingere fortissimo sulle vendite di veicoli elettrici e ibridi. Se un’azienda non rispetta questi limiti, inoltre, rischia di incorrere in pesanti multe, pari a 95 euro per ogni grammo di CO2 che supera il limite stabilito.
In pratica le multe enormi arriverebbero, in alcuni casi, a danneggiare fino alla metà del profitto annuo un qualunque marchio dei più affermati in Europa. L’industria stia cercando di rispondere a queste pressioni, ovviamente, ma la vendita di veicoli elettrici non sta crescendo abbastanza rapidamente. Nel 2023, infatti, la quota di mercato delle auto elettriche e ibride plug-in è stata di appena il 24%, con una riduzione nel primo semestre del 2024, dove la percentuale è scesa al 21%.
Le case automobilistiche hanno a disposizione alcune soluzioni alternative per ridurre le sanzioni. Le più immediate comprendono una drastica riduzione della vendita di auto a combustione, o la posticipazione delle immatricolazioni di auto elettriche al 2025. Questi rimedi non risolvono di certo il problema a lungo termine. La vera sfida per i produttori è aumentare drasticamente le vendite di auto elettriche, ma sembra inarrestabile questo recente rallentamento del mercato.
L’industria automobilistica europea, come se non bastassero le altre spaventose condizioni, sta affrontando una crescente concorrenza, in particolare dalla Cina, che sta dominando il settore delle auto elettriche. Facile intuire come i produttori europei si trovino in una posizione precaria, rischiando di compromettere un intero settore che rappresenta circa il 7% del PIL dell’Unione Europea e fornisce lavoro a milioni di persone.
Le politiche ambientali imposte dall’Unione Europea stanno finendo per favorire altre economie, come quella cinese, piuttosto che affrontare i problemi strutturali dell’industria. Avrebbe ancora senso incentivare, invece, la vendita di ibride plug-in, che combinano l’efficienza dei veicoli elettrici con la praticità dei motori a combustione, oggi molto meno inquinanti. Sembra però che il cappio si stia stringendo a ogni giorno che ci avvicina al nuovo anno.