La Ferrari 512 BB non aveva bisogno di iniezioni di potenza, perché era un modello di riferimento ai suoi tempi. Non la pensava così Willy Koenig, che decise di mettervi mano. Il primo kit del preparatore bavarese era puramente estetico. Furono allargati i passaruota e fu reso più marcato lo spoiler anteriore. Poche le modifiche tecniche, con un sistema di scarico specifico per le corse e una frizione rinforzata. Questo produceva un leggero miglioramento sul piano prestazionale.
Nello step successivo, le trasformazioni sulla carrozzeria si fecero più radicali, facendo diventare la Ferrari 512 BB una specie di mostro da pista, a discapito della sua proverbiale grazia stilistica. Molto più marcati gli interventi tecnici, che non risparmiarono il motore della “rossa“. La potenza massima crebbe a 450 cavalli. In questa veste, la Koenig Specials divenne una delle supercar più veloci di quell’epoca.
Nel 1983, il preparatore tedesco aggiunse una coppia di turbocompressori agli altri aggiornamenti eseguiti sull’auto, regalando al pilota la bellezza di 650 cavalli. Anche il body kid fu adeguato alla nuova tempra caratteriale. Sotto l’effetto di questi steroidi, la sua interpretazione della Ferrari 512 BB era in grado di bruciare l’accelerazione da 0 a 100 km/h in 3.8 secondi e di raggiungere una velocità massima di 330 km/h. In quel periodo storico erano delle cifre strabilianti per un veicolo omologato per l’uso stradale.
Sebbene non esistano dati ufficiali, diverse fonti riferiscono che solo 3 esemplari della specie, ad iniezione, hanno ricevuto il kit biturbo. Pochi soggetti osarono concedersi questa trasformazione, perché il vecchio telaio e la coppia bruta del sistema biturbo rendevano la guida molto difficile e pericolosa. I tuning di Koenig Specials non piacevano alla Ferrari ed anche gli appassionati più genuini del “cavallino rampante” erano allergici a queste trasformazioni. Mettere le mani su una “rossa” è un sacrilegio, specie se gli interventi sono così pesanti.
Quelle sviluppate in Germania non si potevano più chiamare Ferrari, sia perché Enzo Ferrari era repulsivo nei confronti di queste elaborazioni, sia perché erano delle opere eretiche, lontane dallo spirito delle auto di Maranello che fecero da donatrici di organi. Ricordiamo che la Berlinetta Boxer, nella configurazione standard, godeva della spinta di un motore a 12 cilindri da 4.9 litri che, nella versione a iniezione, come quella cui Koenig Specials ha aggiunto due turbine, erogava una potenza massima di 340 cavalli. Per questa vettura, il tuner bavarese sviluppò 3 livelli di preparazione: due aspirati ed uno sovralimentato. Il widebody era ascrivibile alla matita del designer tedesco Vittorio Strosek.
Fonte | Car and Driver Enthusiast