La Lamborghini Jalpa fu svelata al Salone di Ginevra del 1981. Era il mese di marzo.
Il suo debutto in società avvenne per rimpiazzare la precedente Urraco. Lo stile portava la firma di Bertone ed aveva una grande presa scenica, ma l’eleganza era una cosa diversa. Alla fama del modello concorse il mondo del cinema, grazie soprattutto all’esemplare guidato da Sylvester Stallone nel film Rocky IV.
Ovviamente il fascino di questa vettura sportiva non era nemmeno lontanamente paragonabile a quello della Countach, ma il taglio espressivo esotico, come da tradizione del marchio, faceva il suo effetto.
Il nome della Lamborghini Jalpa era un omaggio a una razza di tori da combattimento. Anche a lei non mancava la grinta. La sua energia giungeva da un motore V8 da 3.5 litri di cilindrata, con angolo di 90 gradi fra le bancate, disposto trasversalmente, in posizione centrale-posteriore.
Dalle alchimie meccaniche di questo cuore completamente in alluminio scaturivano una potenza massima di 255 cavalli a 7000 giri al minuto e una coppia massima di 32 Kgm a 3500 giri al minuto, su un peso di 1507 chilogrammi in ordine di marcia. Ne derivava un temperamento vigoroso, solo in parte testimoniato dalla velocità massima di oltre 248 km/h.
Questa berlinetta granturismo è stata l’ultima supercar a due posti secchi della casa di Sant’Agata Bolognese con un motore ad otto cilindri. L’alimentazione era affidata a 4 carburatori doppio corpo Weber 42 DCNF. Fra le caratteristiche della Lamborghini Jalpa, la sua natura “Targa”, con tettuccio rigido asportabile. Togliendo la copertura, ampio spazio restava per le emozioni di guida a cielo aperto. Un valore aggiunto su strada, nella bella stagione, specie nelle ore a partire dal tramonto.
Dicevamo dello stile di Bertone. Il designer che ne definì i tratti per la nota carrozzeria piemontese fu il francese Marc Deschamps, con l’influenza dell’ingegnere Giulio Alfieri, all’epoca direttore generale e direttore tecnico di Lamborghini. La Jalpa entrò in produzione nel 1982 ed aveva una carrozzeria semi-portante in acciaio. Gli interni erano lussuosamente rifiniti, con ampio uso di pellami. Il suo comportamento stradale dava soddisfazione, perché diretto, coinvolgente e sincero. Questa sportiva può essere vista come la diretta progenitrice della Gallardo del 2003.
