All’indomani delle buone notizie per il gruppo, per i notevoli risultati ottenuti sia da Renault che da Stellantis, è arrivata la piacevole “sorpresa” per i dipendenti. Infatti, è stato annunciato che i profitti record dell’azienda saranno condivisi con i dipendenti. La pratica, seppur non inedita, ha un significato particolare. D’altronde, stiamo parlando di un totale di 18,6 miliardi di euro guadagnati dal gruppo nel 2023.
Della somma complessiva, quasi il 10 per cento sarà destinato a essere distribuito a livello globale tra i dipendenti del gruppo formatosi dalla fusione tra Peugeot-Citroën e Fiat-Chrysler, ovvero 1,9 miliardi di euro. Tutti i dipendenti Stellantis, dunque, saranno senza dubbio contenti dato che si tratta di un bonus annuo in busta paga. Oppure no? Andiamo a vedere meglio i dati e i bonus degli anni precedenti. Questi danno modo di riflettere meglio sulla reazione, piuttosto negativa, dei sindacati.
Carlos Tavares, CEO di Stellantis, in un’intervista, ha attribuito questi profitti record principalmente all'”eccellente lavoro dei dipendenti”. Pertanto, il bonus di 4.100 euro annui (che potrebbe arrivare anche fino a 6.000 euro) sarà assegnato ai dipendenti (quelli europei, almeno). Sebbene sia un regalo ben meritato, ha sollevato qualche polemica.
Le reazioni dei dipendenti Stellantis non sono state molto entusiastiche, in realtà. Dal punto di vista sindacale, questo bonus di 4.100 euro non è considerato sufficiente, soprattutto considerando che nel 2022 il bonus era di 200 euro al mese in più, pari a 4.300 euro. I sindacalisti si chiedono come può un’azienda che genera più profitti dell’anno precedente (come celebrato) distribuire meno partecipazione agli utili ai dipendenti.
Altri gruppi sindacali sollevano interrogativi su questo bonus in diminuzione. “È meglio di niente, ma sono 200 euro in meno rispetto all’anno scorso”, afferma Ronald Laventin, rappresentante sindacale. Pare quindi che, anche se gli annunci di un anno da record siano stati felicemente annunciati e “puntati al petto”, ci siano scelte aziendali piuttosto insufficienti se paragonate alle precedenti annate.