L’annuncio della prima bev in casa Suzuki spinge a interrogarsi su quali siano i piani del marchio nipponico riguardo alla mobilità green. Con le decisioni assunte dalle autorità politiche, i player della filiera ormai si ritrovano con le spalle al muro, costrette a spingere sulla transizione. Eppure, l’approccio illustrato dal presidente Toshihiro Suzuki è anticonvenzionale. A differenza di gran parte delle rivali, le vetture a batteria non comporteranno l’addio delle ibride.
Suzuki: perché il portafoglio prodotti elettrico sarà diverso rispetto a quello della concorrente
I buoni riscontri commerciali ottenuti con tale tipologia di alimentazione spingono ad adottare un approccio più cauto e conservativo. Ergo, i progettisti vireranno in maniera graduale verso le proposte elettriche. Entro il 2030 verranno presentati cinque opzioni del comparto, a cominciare dalla eVX, uno sport utility che coniugherà il classico stile della compagnia e un approccio ecosostenibile. Stando alle dichiarazioni dei portavoce ufficiali, nel 2030 il portafoglio prodotti Suzuki sarà composto nella misura dell’80 per cento da bev, confronto il 20 per cento di ibride.
Alla pari della connazionale Toyota, la Suzuki crede sia necessario diversificare la gamma. In questo momento vengono testate delle alternative, come l’idrogeno e i biocarburanti. In sinergia con Kawasaki, Honda e Yamaha, il marchio del Sol Levante sonderà a pieno le potenzialità dell’idrogeno. Ciò poiché perseguire l’obiettivo della neutralità carbonica solo attraverso le elettriche rischia di sortire un effetto controproducente.
Le idee espresse da Suzuki confermano quanto siano diverse le opinioni delle differenti realtà sui trasporti a zero emissioni. Trattandosi di un’area nuova, non è dato ancora sapere quale sia il sentiero migliore. Senza andare a emulare i competitor, Suzuki ha siglato degli accordi specifici al fine di farsi trovare pronta qualora le istituzioni politiche aprano a soluzioni parallele, tipo i già menzionati biocarburanti. Che, lo ricordiamo, vedono l’Italia tra i principali promotori, vista la discesa in campo di Eni e Q8 con apposite stazioni di rifornimento.