Tesla e BMW si sono unite ai colossi automobilistici cinesi, come Geely e SAIC, per sfidare apertamente i dazi imposti dall’Unione Europea sulle auto elettriche prodotte in Cina. Queste tariffe, pur essendo meno punitive rispetto al 100% imposto da Stati Uniti e Canada, vengono criticate per essere comunque eccessive, limitando la competitività dei produttori europei rispetto ai veicoli elettrici cinesi, che beneficerebbero di importanti sovvenzioni statali.
Secondo quanto riportato da Reuters, Tesla e BMW hanno presentato ricorso alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) contro queste misure, ritenute un ostacolo alla libera concorrenza. L’Ue aveva deciso di introdurre questi dazi lo scorso ottobre, in seguito a un’indagine della Commissione Europea che aveva confermato il sostegno economico diretto del governo cinese alle proprie case automobilistiche.

Il sistema dei dazi introdotto varia a seconda del livello di collaborazione ricevuto dai brand cinesi durante le indagini, con dazi che spaziano dal 17% per BYD al 35,3% per SAIC, oltre alla tariffa standard del 10%. Tuttavia, Tesla, il principale esportatore di veicoli elettrici fabbricati in Cina verso l’Europa, si è vista attribuire un dazio significativamente inferiore, pari al 7,8%, suscitando critiche da parte dei produttori cinesi. La decisione di Tesla di unirsi alla battaglia legale potrebbe dunque rivelarsi un rafforzamento dello scontro tra Elon Musk e l’Ue.
Già nel mirino per questioni legate alla moderazione dei contenuti sulla piattaforma X (ex Twitter), Elon Musk è stato al centro di polemiche per alcune sue dichiarazioni politiche e collaborazioni controverse, aggravando i rapporti con il blocco europeo.

Anche la Camera di Commercio cinese per l’importazione e l’esportazione di macchinari e prodotti elettronici si è schierata contro i dazi Ue, spingendo per soluzioni diplomatiche. Dal canto suo, la Commissione Europea ha avviato negoziati con Pechino su possibili accordi di prezzo minimo e sta preparando una difesa legale in vista delle udienze. La vicenda promette di essere lunga: i procedimenti giudiziari nell’Ue possono durare in media 18 mesi e qualsiasi decisione sarà soggetta a ulteriori appelli. La posta in gioco, per entrambe le parti, non è solo economica ma anche strategica.