Ferrari 166 MM: un’auto che ha scritto pagine nobili di storia

L’appassionante magia della Ferrari 166 MM ne ha fatto un’icona eterna del marchio.
Ferrari 166 MM
Foto da profilo Facebook Ferrari

Al Salone dell’Auto di Torino del 1948 brillano come stelle due nuove creazioni del “cavallino rampante“: le Ferrari 166 S e 166 MM. Pur condividendo la base, si distinguono in modo inequivocabile. Entrambe portano la firma della carrozzeria milanese “Touring”, celebre per il sistema di costruzione “Superleggera”.

La 166 S è destinata alla strada. Indossa il tradizionale abito di una coupé 2+2, ma appassiona di più la seconda, la Ferrari 166 MM, che svela senza vergogna la sua anima da sportiva ardente. È una pioniera del suo tempo. La distribuzione audace dei volumi della sua carrozzeria segue un percorso espressivo che devia dagli schemi convenzionali.

Fra gli elementi stilistici più caratteristici, la nervatura che scorre lungo le fiancate, gli sbalzi molto contenuti e l’imponente griglia frontale. Questi tratti conferiscono alla vettura una personalità forte e indomabile, tipica delle Ferrari.

La Ferrari 166 MM, però, non è solo una macchina da ammirare, ma è soprattutto un’arma da gara. Basta dare un’occhiata alla sigla per capire le sue ambizioni: le due ’emme’ accostate sono l’acronimo di Mille Miglia e svelano la voglia di conquistare la mitica corsa bresciana che ha affascinato il mondo.

Ferrari 166 MM
Foto da profilo Facebook Ferrari

Battezzata “barchetta” da Gianni Agnelli, soddisfatto cliente di un esemplare della specie, la Ferrari 166 MM ha tutto ciò che serve per primeggiare. Il suo motore V12, ideato dall’ingegnere Colombo e perfezionato da Musso e Lampredi, è una vera opera d’arte meccanica. Posizionato all’avantreno, vanta una cilindrata di 1995 centimetri cubi. Si tratta di un superquadro con lubrificazione a carter umido e componenti in lega leggera. La potenza massima è di 140 cavalli, erogati a 6600 giri al minuto.

Con un cambio a 5 rapporti e un passo compatto di soli 2200 mm, questa vettura offre un’agilità eccezionale. Il telaio monoblocco in tubi di acciaio a sezione ellittica e le sospensioni, che riprendono lo schema della 125 S, con ruote indipendenti all’avantreno e ponte rigido al retrotreno, completano il quadro tecnico.

Il peso di soli 650 chilogrammi agevola il compito dell’unità propulsiva, facendo sfrecciare la Ferrari 166 MM fino a velocità superiori ai 200 km/h. La miscela fra leggerezza e potenza si esprime con prestazioni eccellenti, tradotte in risultati luminosi già nelle prime gare.

La vera prova di fuoco arriva con la sedicesima edizione della Mille Miglia, a fine aprile del 1949. Quattro modelli della specie sono schierati sulla linea di partenza, tre delle quali ufficiali. Epico il risultato: la casa di Maranello vince la “Freccia Rossa“, con Clemente Biondetti alla guida della “barchetta” da 2 litri, davanti alla vettura gemella di Sonetto.

Ma le vittorie non si fermano qui. Nello stesso anno, alla 24 Ore di Le Mans, l’importatore americano Luigi Chinetti si impone con autorità, guidando la Ferrari 166 MM per quasi tutto l’arco della gara. Nel 1950, dei motori più grandi fanno il loro debutto, ma la creatura emiliana continua a mietere successi. Nel 1951, gli ultimi esemplari della razza sono consegnati ai piloti privati, che continuano a dominare la loro categoria.

Foto | Profilo Facebook Ferrari

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