Siamo in una settimana cruciale per il futuro del polo automobilistico torinese di Mirafiori. Il messaggio che emerge dagli operai del settore a Torino è forte e chiaro: Stellantis punti sulla qualità e sulle competenze di Torino. Eppure è ancora crisi nera.
Al culmine di questa settimana intensa è arrivata la protesta dei metalmeccanici, sono scesi in piazza per difendere lo stabilimento Stellantis di Mirafiori. Non sono mancati esponenti della società civile e della politica, tra cui il sindaco di Torino Stefano Lo Russo e il governatore del Piemonte Alberto Cirio. Serve preservare e rilanciare il Distretto dell’automobile di Torino in un momento di transizione epocale per il settore della mobilità. Ma continuano a non arrivare le buone notizie.
Stando a quanto comunicato oggi, Stellantis ha annunciato nuova cassa integrazione per tutti gli oltre 2.000 lavoratori della 500 elettrica e della Maserati a partire da lunedì 22 aprile fino a lunedì 6 maggio (compreso). Si tratta di un ulteriore colpo duro per i lavoratori di Mirafiori, che chiedono un nuovo modello per salvare il sito. Ma il futuro di Torino e del polo automobilistico è quanto mai incerto.
Il mondo imprenditoriale si schiera compatto a sostegno di Mirafiori. “Serve una risposta del territorio, forte e corale, univoca e senza etichette, per ribadire la centralità del settore automotive e del suo indotto per la nostra comunità”, affermano i presidenti delle sigle di categoria. “Chiediamo a Stellantis di tradurre quanto prima i progetti tratteggiati in azioni concrete, in grado di valorizzare Torino, puntando sulla qualità e sulle competenze degli imprenditori, dei tecnici e della manodopera che da sempre esprime”.
Il calo della capacità produttiva di Mirafiori è evidente, e il rischio di marginalizzazione è concreto. Basti vedere come sta andando avanti la concorrenza di altri siti produttivi di Stellantis in Europa.
“Contrastare il declino industriale di Torino è un obiettivo comune, dell’intero territorio, al di là delle sigle di rappresentanza”, si legge nella nota comune del mondo industriale torinese. “C’è un corpo sano e vitale da salvare, quello di un indotto di altissimo livello in grado di servire buona parte dell’industria automobilistica europea. Realtà pronte alla sfida del motore elettrico, ma a cui va anche garantita la possibilità di proseguire nello sviluppo dei motori endotermici alimentati da nuovi carburanti”.